Ci sono ricordi sordi, fotogrammi indelebili di qualcosa che passa per il tuo orizzonte e si ferma. Un’istantanea che dura tutta una vita. A tredici anni poi, il ricordo diventa solido. I miei tredici anni hanno due passaggi fondamentali: Marilena e il Commissario Calabresi. La prima fotografia è Alghero, dentro il maestrale: piazza Sulis. Avevamo ballato un lento la sera prima con Marilena e l’avevo stretta molto forte. Poi, consigliato dai più grandi le avevo chiesto se voleva essere la mia ragazza. E lei, incredibilmente, aveva detto si. Ci saremmo trovati nel pomeriggio davanti alla torre di Sulis. Freddo e maestrale. Una giornata strana. Vento e passione, speranza che dall’abbraccio si potesse andare oltre. Io e Marilena. E, dietro la torre, davanti al mio mare, diedi il mio primo e infinito bacio. Poi mi fermai. Non avevo, in realtà altre istruzioni e non sapevo quali fossero, a quei tempi, le regole d’ingaggio. Tornai a casa quasi spaventato. Neppure felice. Si cenava e si aspettava il telegiornale. Quello delle 20.00. A Milano, in via Cherubini avevano ucciso il Commissario Calabresi, quello della storia di Pinelli. Io, dentro i miei tredici anni non capivo molti dettagli. Mi colpi che lui avesse la stessa 500 che possedevamo anche noi in famiglia. La nostra gialla, la sua celeste. Così raccontarono perchè il televisore era in bianco e nero. Da quel 17 maggio 1972 son cresciuto sempre con queste due fotografie: una a colori, quella di Marilena, l’altra in bianco e nero, quella di Calabresi. Sono cocci d’adolescenza, ma fanno comunque male perchè Marilena non l’ho più rivista dopo il bacio e la verità sull’omicidio di Clabresi non l’ho mai capita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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