Sono le 21.40 e loro, quelli di Sardegnablogger, adesso sono tutti al reading galleggiante. E non basta che io sia alquanto rammaricata perché, a causa di un contrattempo, non posso far parte del gruppo che mi arriva un messaggio nella chat di Redazione:
– Romina posso chiederti di farmi l’agenda per domani? – mi scrive Francesco Giorgioni – la vorrei rilegata in pelle. Grazie. Aggiunge pure spiritosamente. – Tranquillo, nessun problema – dico rassicurante – Quando toccherà a te, scrivo io. – ribadisce lui, democratico.
Quindi, prima di procedere, dovete sapere che fino a qualche tempo fa la pubblicazione degli articoli era lasciata alla libera ispirazione dei redattori. E da ciò ne scaturivano giornate traboccanti di post e altre, invece, caratterizzate dal vuoto pneumatico, durante le quali non avevamo nient’altro da pubblicare se non la lista della spesa.
Allora un bel giorno abbiamo convenuto che quel debito di riconoscenza verso i nostri lettori andava onorato con almeno due pubblicazioni quotidiane. Sono nate così le rubriche “L’agenda scorsa” mattutina, che rievoca un fatto del passato accaduto in una precisa data, e il “Personaggio del giorno” serale, che ha la funzione di descrivere persone o eventi che nel corso della giornata si sono caratterizzati in positivo o in negativo. Abbiamo ovviamente disciplinato il compito con dei turni.
Dicevo che domani sarebbe toccato a Giorgioni e, invece, tocca a me che non sono al reading. Cornuta e mazziata.
Accantono il danno e la beffa e inizio lo slalom in rete alla ricerca di un fatto accaduto il 17 luglio. Nulla d’interessante, rimbalzo fra Nicola II di Russia e la sua famiglia che vengono seppelliti nella Cappella di Santa Caterina e l’indice Nasdaq che chiude sopra i 1.000 punti per la prima volta.
Mi prende lo sconforto al punto da pensare di gettare la spugna e, infischiandomene dell’impegno preso, non scrivere nulla. Ma poi leggo del volo TWA 800, che rimane ancora oggi uno dei più grandi misteri dell’aviazione civile statunitense. Un aereo che, partito il 17 luglio 1996 dall’ aeroporto JFK di New York in direzione di Roma, era esploso, dopo soli 12 minuti di volo, inabissandosi nell’oceano Atlantico e uccidendo tutte le 230 persone che erano a bordo. Mentre scrivo il mio gatto miagola, mi distrae, decido di alzarmi e dargli una manciata di crocchette. Torno al pc e saltellando da un disastro aereo all’altro, arrivo a scorrere le righe di un articolo che racconta di tre sardi che hanno perso la vita in Kosovo, nella caduta di un Atr-42. Leggo selettivamente, veloce, rimbalzando tra i capoversi.
– Devo smetterla di divagare, mi servono informazioni su quel volo TWA 800 – E invece m’incaglio in un nome: Antonio Sircana, ortopedico olbiese. Io me la ricordo quella sciagura aerea nella quale aveva perso la vita. Io me lo ricordo quel medico alto, dall’andatura dinoccolata, che mi aveva visitata in occasione di un mio problema alle vertebre cervicali. Io me lo ricordo quell’aereo carico protesi che sarebbero dovute servire per una trentina di persone mutilate dalle mine. Avevo letto esterrefatta della sua morte e di quella di un suo amico, Roberto Bazzoni, tecnico ortopedico e titolare di una ditta di prodotti sanitari, mentre entrambi si recavano in Kosovo per un Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Portavano aiuti, portavano la loro professionalità, insieme a quegli arti di plastica che avrebbero dovuto regalare corse spensierate ai bimbi mutilati, portavano la loro bontà al servizio di una popolazione la cui salute si reggeva sui piedi sgangherati di un poliambulatorio di fortuna. Una zona impervia, un inferno di arti amputati e protesi da impiantare. L’aereo si era schiantato contro una montagna e quella missione umanitaria era finita lì, nelle loro nobili intenzioni, ancora prima di iniziare.
Ecco perché ho preferito parlare della tragedia dell’ Atr-42 anziché del volo TWA 800. Perché la sciagura di chi perde la vita, mentre sta andando a ristabilire altrove quella di qualche sfortunato, brucia un po’ di più delle altre.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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