Il 17 luglio 1969 è un giovedì. Mentre tutto il mondo ha gli occhi puntati verso il cielo per seguire il viaggio cosmico di Apollo 11, diretta verso la Luna, Graziano Mesina siede da imputato in un’aula della Corte d’Assise di Sassari.
Deve rispondere del sequestro del commerciante nuorese Peppino Capelli, sequestrato nei pressi di Olbia nel maggio del 1967. Inviati di tutta Italia seguono il processo, perché la figura del bandito sardo ha conquistato una popolarità assoluta.
Mesina non nega di essere stato lui a sequestrare Capelli, tanto che due settimane dopo sarà condannato all’ergastolo. Solo che, ad un certo punto del dibattimento, la primula rossa perde la calma e minaccia di denunciare per calunnia quello stesso uomo che aveva tenuto in ostaggio, liberato per la rispettabile cifra di 19 milioni di lire.
Accade che dalla testimonianza del fratello di Capelli salti fuori lo scippo del portafoglio subito dalla vittima al momento del sequestro. Il commerciante aveva con sé trecentomila lire, secondo la ricostruzione dei fatti finite direttamente nella tasche del rapitore orgolese.
Mesina s’infuria e reagisce. Non può accettare di essere degradato a volgare scippatore e minaccia di denunciare per calunnia Capelli, sostenendo che il portafoglio sarebbe stato gettato via dal sequestrato nel tentativo di lasciare una traccia utile alle ricerche.
Capelli replica con veemenza, confermando la sottrazione della somma e specificando anche la zona in cui questa era avvenuta.
Il battibecco prosegue, diligentemente annotato dai cronisti presenti, con Capelli che invita Mesina a calmarsi, ricordandogli che nell’aula del tribunale non poteva dare ordini facendosi forte del mitra che imbracciava il giorno del rapimento.
Mesina, per tutta risposta, asserisce che Capelli gli deve la vita. Secondo l’allora ventisettenne orgolese, il rapimento era finito senza spargimenti di sangue proprio grazie al suo sangue freddo.
Quel 17 luglio 1969 tutto il mondo seguiva l’incredibile viaggio verso la Luna di tre astronauti americani.
Ma cose altrettanto incredibili accadevano in un tribunale sardo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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