Ma qualcuno se li ricorda ancora il maggiore Gianmarco Bellini e il capitano Maurizio Cocciolone, abbattuti dalla contraerea irachena la notte del 17 gennaio 1991 mentre, sul Tornado dell’aviazione militare italiana, partecipavano alla prima missione della prima Guerra del Golfo? Ma qualcuno se lo ricorda il generale Norman Schwarzkopf, l’armadio a quattro ante sempre foderato da una tuta mimetica che gli Stati Uniti avevano chiamato a comandare i settemila soldati dei 35 Paesi partecipanti alla Desert Storm, la tempesta del deserto scatenata dagli americani contro il tiranno Saddam? La nostra memoria immagazzina migliaia di informazioni al giorno, ma altrettanto velocemente rimuove e dimentica. Eppure io credo che quei nomi vadano ricordati, perché quel tratto di storia va ricordato: da quel 17 gennaio del 1991 il mondo è senz’altro stato un posto peggiore. Io mi ricordo un monolocale in via Arcivescovado, a Sassari, e un minuscolo televisore da quattordici pollici, allora ci si accontentava anche di schermi così piccoli. Aspettavo notizie, in quella notte fredda, elettrizzata dalla tensione di un attacco militare che sembrava imminente e avrebbe coinvolto anche l’Italia. Era il primo anno di università, anzi, il primo anno in cui avevo libertà di alzarmi quando volevo, liberato dagli orari tassativi della scuola superiore. Era da poco passata la mezzanotte quando Emilio Fede, agli esordi nella tv commerciale, venne chiamato in diretta dalla corrispondente Silvia Kramar, che gli descrisse il cielo di Baghdad illuminato dai traccianti dell’artiglieria alleata. Fede gestì quella diretta di Studio aperto con il calcolato cinismo di un vecchio professionista abituato a dare un occhio alla notizia e l’altro agli ascolti: la sua voce e i suoi gesti trasmettevano ansia, la sua frenesia di sapere da tutti i fronti possibili suggeriva la solennità del momento. Ogni tanto gli saltavano i nervi con un collaboratore, ma anche quello faceva pathos. Se cercate su youtube, una sintesi di quella diretta la trovate. Qualche ora dopo giunse la notizia del jet italiano caduto durante un’operazione di rifornimento in volo. Solo un paio di giorni dopo si seppe la verità vera: il Tornado pilotato dagli ufficiali Bellini e Cocciolone era stato centrato dalle difese irachene dopo aver colpito un deposito di munizioni dell’esercito di Saddam. L’aereo si era schiantato, ma i due occupanti avevano fatto in tempo a saltare via paracadutandosi a terra: su YouTube trovate la registrazione di quei concitati momenti fissata nella scatola nera del jet. Subito raggiunti da soldati nemici, Bellini e Cocciolone vennero fatti prigionieri, picchiati e poi interrogati sotto l’occhio delle telecamere. Il filmato di quel penoso terzo grado venne mostrato da tutte le tv del mondo: Cocciolone aveva il volto livido e l’occhio terrorizzato di chi si è rassegnato al peggio. Invece i due saranno liberati poco dopo la fine delle ostilità, ai primi di marzo, accolti in Patria come eroi nazionali. La Rai seguì passo passo il loro ritorno a Roma, attraverso le corrispondenze del compianto Santo Della Volpe. I bombardamenti e i nazionalismi, a quel punto, avevano distrutto anche l’antefatto della guerra e le ragioni delle parti. Ai primi di agosto del 1990, l’Iraq di Saddam aveva invaso con un pretesto il piccolo e ricchissimo Kuwait, annettendolo a provincia del proprio territorio. George Bush padre, naturalmente, non fece finta di nulla: chiamò a raccolta i paesi fedeli agli Usa e iniziò a lanciare ultimatum al dittatore affinché restituisse la sovranità al Paese occupato. Un Paese, per inciso, ricchissimo di petrolio. Saddam fece orecchie da mercante e la sua popolazione, dal 17 gennaio, venne seppellita sotto le bombe di una guerra lampo, durata poche settimane e finita per ko tecnico dei padroni di casa. E l’Italia? Il Parlamento si pronunciò sull’adesione alla coalizione belligerante il 23 agosto del 1990, adesione largamente caldeggiata dal sesto governo di Giulio Andreotti. Ma non fu un’adesione unanime. Chi si schierò contro, ricordò al presidente del Consiglio e ai ministri degli Esteri e della Difesa, De Michelis e Rognoni (che aveva sostituito una settimana prima il recalcitrante Martinazzoli), che la nostra Costituzione concepisce la guerra solo come strumento di difesa, non di attacco. Tra costoro, segnalo il discorso del vecchio leader Pietro Ingrao, che si schierò platealmente contro l’astensione del suo stesso partito, il neonato Pds guidato dal fondatore Achille Occhetto. Quel discorso è una delle tante diapositive dimenticate di quel tempo. Eccolo qua: https://www.facebook.com/notes/alfio-nicotra/ingrao-contro-la-guerra-del-golfo-in-dissenso-con-il-pci/10153674056146602/
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design