Il 17.10 è l’anniversario della nascita di Giorgio Ambrosoli, avvocato milanese ucciso da un sicario del banchiere Sindona il giorno 11 luglio 1979. Ambrosoli stava indagando sul fallimento degli istituti diretti da Sindona. Il fatto che lo stesso Sindona, e poi Calvi, siano morti come sono morti, fa pensare che dietro quegli spostamenti di soldi non ci fossero delle semplici frodi all’erario, e forse neanche delle banali attività di stampo mafioso. Ho come l’idea che dietro quelle acrobazie finanziarie ci fosse lo Stato nella sua parte più oscura, l’Italia ancora squartata dalla guerra e il cui tessuto civile tardava (tarda tutt’oggi) a diventare quello di un paese sano. L’Italia della zona grigia, per usare un’espressione che probabilmente non ha bisogno di ulteriori definizioni, perché ognuno di noi, credo, capisce cosa intendo se parlo di “zona grigia”.
Ambrosoli, mentre andava avanti con la sua indagine, si era reso conto del tipo di tunnel in cui si stava infilando. A un certo punto il buio nel tunnel si è fatto talmente fitto, che lui ha pensato di scrivere alla moglie una lettera, di cui riporto qui il testo. Vi invito a leggerlo, perché è talmente intriso di speranza da risultare struggente:
« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell’Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [… ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi […] Giorgio »
Io, io che scrivo, non sono chissà che, come cittadino e come uomo. Sicuramente sono un italiano molto più normale di Ambrosoli. Credo però che sia un buon esercizio, e lo faccio normalmente, quello di tener presente sempre che viviamo nella zona grigia, e che ci viviamo tutti; tengo presente che tutto questo grigio attorno attiene, in qualche modo intricato che non so dipanare, alla responsabilità civile di ognuno di noi. E mi chiedo, il più spesso possibile, se le mie azioni contribuiscono a rendere più scuro quel grigio, o se lo schiariscono almeno un po’. Se, in quella sequenza di gamme dal nero al bianco, sono più prossimo al nero di Sindona, o alle tonalità chiare di Ambrosoli.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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