Il mondo non si muove su linee rette, per questo a volte è difficile non solo esercitare la coerenza, ma anche riconoscerla. Ecco, io credo che a Marco Pannella in queste ore si stia riconoscendo l’essere riuscito a mantenere qualcosa che somiglia molto alla coerenza. E chi a sinistra addita i suoi salti di bancata, il suo liberismo, il suo stare anche con le destre, dico che hanno ragione. Si scontrano qui due tipi di coerenza. Da una parte quella di una via stretta, centrata sull’individuo e sulla necessità di pensarlo libero. Dall’altra la coerenza di chi ha sognato un percorso accidentato ma vastissimo, che portasse alla salvezza non l’individuo ma una classe di individui. I limiti ci sono da entrambe le parti e non sto a discuterli qui. Dico solo che, rispetto a quella cosa che temiamo di dover chiamare ‘fine della sinistra’ e che invece forse può avere altri nomi, la morte di Pannella e il cordoglio sorprendente che la accompagna, possono essere un’ottima occasione per riflettere su cosa vuol dire coerenza, cosa vuol dire classe, cosa vuol dire diritti, cosa vuol dire progresso, e cosa vuol dire società.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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