Come chi è? E’ quello che noi italiani per un mucchio di anni abbiamo chiamato Vilcoyote, prima che le versioni filologicamente più accurate dei Looney Tunes ci insegnassero i nomi corretti. Beh, non era solo, direte voi. Alludete a Road Runner? Bip Bip, per intenderci. Vabbè, parliamone, ma non nei titoli di testa, perché secondo me quell’uccello non esiste. Sì, sì, lo so che se è per questo neppure Wile esiste davvero. Ma io voglio dire che Road Runner (o Bip Bip) non esiste neppure nel suo cartone. E’ un sogno, un ectoplasma onirico proiettato sulla Monument Valley dal più importante coyote di ogni tempo. Non dico di ogni luogo perché questo fantasmatico incrocio tra lupo e cane, dall’intelligenza straordinaria e dalla mimica attoriale che Buster Keaton non gli arriva neppure alla caviglia (o al garretto?), credo esista solo in quei deserti dell’Arizona. Wile non è che sia nato proprio in questo giorno, è di un annetto più anziano, ma sino a quel momento la creatura generata dal cartonista Chuck Jones aveva agito solo come comparsa in cartoni con altri protagonisti. In quel 16 settembre per la prima volta la Warner Bros dedicò un episodio soltanto a lui e al suo sogno pennuto: un uccellaccio cazzuto quanto lui e che noi sbrigativamente dicevamo che era uno struzzo. E invece è un coso che esiste davvero nella Monument Valley (“davvero” significa come specie, non dico proprio lui) ed è un affarino grande come un grosso gallo che si chiama proprio Road Runner, “corridore della strada”. O meglio, “corridore da strada”, se mi posso permettere di correggere lievemente la più diffusa traduzione per rendere meglio il vero carattere di questo miraggio del deserto. L’episodio si intitolava “Fast and Furry-ous”. E il delirio linguistico descrive ciò che la serie per sempre sarà. Richiama il modo di dire inglese “Fast and furious”, che in senso avverbiale significa “rapidamente” e in quello di aggettivo vuole dire “scatenato”. Ma “Furry” significa “peloso” e quindi quel titolo è solo una intraducibile assonanza che richiama un essere peloso coinvolto in una movimentata visione all’insegna della velocità. Non sto a entrare nei particolari degli inseguimenti frustrati da catastrofici incidenti, degli straordinari aggeggi dell’Acme, dell’immortalità di questo coyote vampiro che non schiatta neppure se si sfracella da mille metri, neppure se lo schiaccia un Tir, neppure se lo dilania una carica di dinamite; e del fascino di quel deserto giallo fatto di picchi, valli e precipizi, selvaggio, lunare e astratto, ma solcato all’improvviso come in un lampo di verità da un’autostrada: deserta anch’essa, se non per l’apparire episodico – e “fast and furious” – del Tir assassino o dello stesso Bip Bip. Non ne parliamo perché tanto se non conoscete Wile non vi leggete neppure questa roba che sto scrivendo. Io vi chiedo solo di riflettere un attimo su come questa storia dell’eterno inseguimento sia un archetipo, un campione della figura antichissima dell’eroe tragico. E Wile lo è. Uno dei più grandi di ogni tempo. Di che cosa si nutre, Wile? Ve lo siete mai chiesti? Se non acchiappa Road Runner e se non lo abbiamo mai visto pensare ad altro cibo, come vive? Qual è il mistero di quest’uomo, scusate, di questo coyote che vive solo per raggiungere e mangiarsi un sogno? Un inseguimento esistenziale scandito da rigide regole che, è evidente, lo stesso Chuck ha sempre rispettato. A esempio Road Runner, pur nel suo sadismo di imprendibile sogno inseguito, non può veramente fare del male al suo inseguitore. Può solo sfotterlo con il suo “bip bip!”. Wile si fa male da solo cadendo dall’alto, sbattendo il muso contro una finta galleria dipinta sulla roccia o atterrato dal nuovo macchinario della misteriosa azienda Acme. Si fa male ma non si ferisce mai, se non nell’orgoglio. Altra regola è quella, a ogni costo, di non fermarsi. Se lo sappiamo noi, figuriamoci se non lo sa lui che cosa ogni volta lo attenda. Ma il sogno va inseguito. Non raggiunto, soltanto inseguito. E sempre in silenzio: da parte di Wile qualche cartello che esprime elementari sensazioni di disappunto (bye- bye!, dov’è il mio paracadute?, ouch, that hurts!: ahi, che male!) e da parte del sogno quel mortificante bip bip. E che dire del sogno pennuto? E’ l’unica vittima designata davvero simpatica della storia. Le vittime designate, diciamoci la verità e sveliamo per attimo il nostro inconscio, sono tutte antipatiche, sono dei lamentosi coglioni. Bip bip no. Perché innanzitutto è uno che vittima lo dici a tua sorella. E in quanto a lamentarsi, non se ne parla. E’ cattivo quanto l’inseguitore. E sapete perché? Perché Road Runner e Wile E. Coyote sono la stessa persona, o animale, boh!. E tu ti puoi inseguire quanto vuoi, ma non riuscirai ma a prenderti.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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