Se potessimo, partendo da oggi che è 16 novembre, sollevarci nello spaziotempo e tornare indietro a salti di un anno, troveremmo, come per qualsiasi altro giorno, cose interessanti da guardare, nel caso ci servissero una volta tornati al presente. Tornando indietro di 94 anni e sorvolando la Capitale, potremmo ad esempio assistere all’insediamento del primo Governo Mussolini. Una ventina di giorni prima c’era stata la prova generale, la Marcia su Roma. Qualche giorno dopo il re aveva incaricato Mussolini di formare un Governo. E lui lo aveva formato, vendendo anche la sua prudenza come un gesto magnanimo e quasi rispettoso della libertà e delle istituzioni. Traccia di questo atteggiamento è visibile nel discorso di insediamento, quando spiegò: “potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Poi volle, fortissimamente volle, e per scrollarcelo di dosso servirono una guerra mondiale persa e una guerra civile.
Riprendendo a volare potremmo prendere qualunque direzione, per esempio potremmo tornare in avanti di diciotto anni e saltare al 1940, affacciandoci questa volta sulla Polonia. A Varsavia, il 16 novembre di quell’anno veniva completato il muro che chiudeva su se stesso la spazio occupato loro malgrado dagli ebrei. Il Ghetto di Varsavia, operativo da mesi, vide ridursi sempre più gli spazi vitali, le possibilità e le condizioni minime di esistenza per una popolazione di centinaia di migliaia di persone. La fame, le epidemie e la facoltà dei militari tedeschi di sparare a vista sugli ebrei reclusi in quella città nella città, furono solo un assaggio dello Sterminio che di lì a breve segnò per sempre la vita dell’Occidente.
A questo punto potrebbe venirci voglia di fuggire il più lontano possibile nel tempo e nello spazio, magari andando a curiosare sulla Nuova Zelanda nel 1243, o sulla Florida del 3257 a.c..
Oppure potrebbe venirci voglia di tornare a casa, aprire un giornale, accendere un telegiornale o leggere un libro.
Col pensiero che tanto se ci dimentichiamo la Storia, lei prima o poi trova il modo di tornare a farci visita.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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