Dentro c’è tutto: la sfrontatezza americana, uno spruzzo di Vietnam, l’eroismo, l’amore, la bellezza, l’idealismo scivoloso e terribilmente marcato USA. La faccia da schiaffi, l’amico in difficoltà, la morte, l’azione, il bacio. Un polpettone. Di quelli che funzionano e che ripassano nelle estati solitarie dentro le televisioni di tutto il mondo. Gli americani, ammettiamolo, sul confezionare il loro sogno sono davvero maestri: loro non si chiedono chi sono i buoni e i cattivi. Hanno le idee chiare sul punto (lo ricordava Gaber in una bellissima canzone sull’America): i buoni sono loro. Non prendono neppure in considerazione la possibilità che questo possa non corrispondere alla realtà. Sono bravi e invincibili. D’altronde i super eroi da Batman a Superman, Spiderman, Capitan America (capite? Capitan America. Provate ad inventare Capitan Europa. Non funzionerebbe). Insomma, Pete Maverik e Charlotte Charlie Blackwood ce li ricordiamo tutti: Lui, l’eroe con i rayban a goccia era Tom Cruise e lei, la bionda occhi di cerbiatta, era Kelly McGillis. Il film uscito il 16 maggio del 1986 si chiamava “Top Gun”. Dove gli F14 la facevano da padroni e si fronteggiavano con i cattivi Mig 28 sovietici. Scene spettacolari, amore che trionfava e i buoni (gli americani) che, infine, vincevano. Non ho fatto la fila per vedere la prima di Top Gun, ma l’ho visto. E’ un bel fumetto, ben disegnato e ben costruito. Serve per capire gli americani, la loro voglia di primeggiare e la loro ricerca della perfezione. Serve per affermare che, in ogni caso, siamo molto diversi. Probabilmente anche geneticamente.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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