L’alpinismo è sempre stato roba da uomini. D’accordo, oggi non è più così e non è più una sorpresa vedere donne che fanno le stesse imprese degli uomini, stesso piglio e stessa disciplina. Oggi. Ma fino a ieri sapere che una donna aveva scalato il monte più alto avrebbe lasciato a bocca aperta i più. C’è un momento preciso in cui le cose sono cambiate per sempre: il 16 maggio di 42 anni fa. Junko Tabei ha trentacinque anni. Da quasi 5 anni studia, si allena e coltiva un pensiero fisso: arrivare in cima. Da cinque anni fa parte di un gruppo di 15 donne, scelte tra molte per tentare la scalata dell’Everest. Da sei anni è l’anima di un Club di alpiniste (praticamente un Club di alpinisti, ma per sole donne). Certo, ha un marito che la segue e la sostiene, fino a scalare cono lei le cime più importanti delle Alpi. Ma il motore è lei.
Agli inizi del 1975 la spedizione parte. Ai primi di maggio le ragazze sono oltre quota 6000; stanno seguendo la via aperta nel 1953 da Sir Edmund Hillary. Il 4 maggio una valanga travolge il campo e Junko Tabei resta per qualche ora priva di conoscenza. Evidentemente le serviva qualcosa per ricaricarsi. Quando si sveglia è più carica che mai e si rimette in moto.
Il 16 maggio, prima di ogni altro membro (si fa per dire) della sua spedizione, poggia i piedi sul pezzo di crosta terrestre più lontano dal centro del Pianeta. Ce l’ha fatta. È la prima nella storia delle montagne a fare un’impressa del genere. Nel 1992 diventerà anche la prima donna ad aver scalato le Seven Summits, le sette cime più alte di ogni continente.
Se n’è andata l’anno scorso, a ottobre.
La sua filosofia era riassunta in questo pensiero, espresso durante una delle tante interviste rilasciate ai giornali di tutti il mondo: “Voglio scalare ancor più montagne, pensare,” era fantastico “e poi morire”.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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