« Se succede qualcosa di brutto / si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello / si beve per festeggiare; e se non succede niente / si beve per far succedere qualcosa. »
Charles Bukowski era sostanzialmente questo: tutto e nulla. Era l’essenza della contraddizione, del suo essere contro e a favore, era il ghiaccio che abbracciava il fuoco. Fu, essenzialmente, uno che cominciò da piccolo a condurre una vita “esagerata”. Beveva molto (cominciò a tredici anni) e faceva molto “sesso” ma scriveva molto bene. Provate a leggere “Storie di ordinaria follia” oppure “A Sud di nessun Nord”, troverete tutti i passaggi della miseria e della ricchezza umana. Amava, a suo modo L’America e, soprattutto, Los Angeles (in questo ricorda l’altro grande scrittore James Ellroy del quale vi consiglio l’ultimo libro “Perfidia,” ambientato ancora una volta a Los Angeles). Bukowski era ciò che il perbenismo statunitense (e non solo quello, per la verità) considerava bieco, da evitare. Era disinibito, solitario, folle, dolcemente anarchico, totalmente libero. Rappresentava quello che volevi essere e non avresti mai avuto il coraggio di esplicitarlo «Vivi in una città tutta la vita, e arrivi a conoscere ogni puttana all’angolo e metà di loro le hai già scopate.» Era un ragazzo e, successivamente un uomo acerbo, un pazzo che amava giocare con lo scandalo, quando leggeva e decantava le sue poesie. Bukowski nacque in Germania il 16 agosto 1920. L’amore per lo scrivere è raccolto in una sua frase del 1969, quando decise di lasciare il posto sicuro: «Avevo solo due alternative – restare all’ufficio postale e impazzire… o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame.» Abbiamo perduto un serio postino ma abbiamo acquistato un grande scrittore. E non è poco.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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