Il giudice per le indagini preliminari ha respinto la richiesta di permesso presentata dai legali di Giovanni Satta, l’esponente dell’Uds che intendeva recarsi a Cagliari, nell’aula consiliare, per giurare e diventare il sessantesimo componente del Consiglio Regionale. Qualcuno dirà che è giusto, qualcun altro che è disumano. Il problema è legato al rispetto della legge che, nel caso di detenuti (sia giudicabili che definitivi) parla chiaro. L’unica possibilità è dettata dall’articolo 30 dell’Ordinamento Penitenziario il quale testualmente afferma che solo “nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati (anche agli imputati, dal giudice competente ,ndr) può essere concesso dal magistrato di sorveglianza il permesso di recarsi a visitare, con le cautele previste dal regolamento, l’infermo. Analoghi permessi possono essere concessi eccezionalmente per eventi familiari di particolare gravità”. L’ultimo comma, in realtà, a volte è stato utilizzato con una certa “elasticità” intendendo per fatti di particolare gravità anche eventi felici, come le comunioni e le cresime. L’evento però era circoscritto alla famiglia. La richiesta di un permesso per andare a giurare davanti al Consiglio Regionale non sembrerebbe dunque contemplato. Il legislatore del 1975 (è l’età della Legge 354 che compie ormai 41 anni) non pensava minimamente che un giorno un imputato si potesse trovare in carcere nelle condizioni in cui si trova attualmente Giovanni Satta. Non che non esistessero politici borderline anche in quegli anni, ma la filosofia di quell’ordinamento penitenziario partiva da menti ancora troppo ideologizzate e liberali. Gente che alle Leggi ci credeva e provava a scriverle con una certa etica. Il buon Satta se ne faccia una ragione. Non andrà a giurare nell’immediato futuro. Anche noi, nel nostro piccolo, troveremo il modo per continuare ad andare avanti e non credo ci saranno molte persone disposte a chiedere la modifica l’articolo 30 della Legge. Il mancato onorevole può sperare, comunque, in un prossimo futuro: ai detenuti condannati definitivi è concesso il permesso premio dove è previsto potersi recare anche al Consiglio Regionale per giurare. Il problema, però è che una volta condannati si è anche interdetti dai pubblici uffici. Questa la legge che va, come al solito, rispettata.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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