“Nixon, Agnew, Pentagono,ci state ascoltando?”
La voce del cantante folk Pete Seeger era quella che per via del microfono poteva essere udita meglio per le strade di Washington. Il musicista e attivista, intonante Give peace a chance di John Lennon, guidava un corteo contro la guerra in Vietnam. Era il 15 Novembre del 1969 .
Si trattava della seconda manifestazione del cosiddetto Vietnam Moratorium: la prima era avvenuta esattamente un mese prima, il 15 Ottobre.
Uno studente ventiseienne di Harvard, Sam Brown, aveva ascoltato la proposta di un compagno: organizzare uno sciopero generale col quale bloccare il paese. Brown accolse l’idea, a modo suo: invece dello sciopero, organizzò il Comitato per la Moratoria sul Vietnam.
Un’idea che gli valse un articolo sul New York Times in cui veniva definito “geniale capo del movimento pacifista”.
Proprio sul New York Times il Comitato acquistò tre pagine per pubblicizzare l’organizzazione, al costo di ventisei dollari.
Ventisei dollari per due milioni di persone, in quella che è ricordata come la più imponente mobilitazione americana di sempre. L’idea di Brown era di organizzare una manifestazione il 15 di ogni mese.
Ma al corteo capitanato da Seeger solo un mese dopo potevano contarsi “solo”500mila persone (altre fonti ne attestano 250mila).
Nell’Aprile del 1970 Sam Brown annunciava lo scioglimento del Comitato, già sommerso da debiti.
In molti attribuirono la disaffezione generale alla forza dei messaggi del presidente Nixon, soprattutto quello del 3 Novembre 1969, celebre per la proposta di disimpegno graduale dal conflitto:
Abbiamo solo due possibilità: (…) possiamo ritirare immediatamente tutti i nostri uomini; oppure possiamo continuare nella ricerca di una pace giusta, attraverso negoziati o perseguendo il nostro piano di vietnamizzazione secondo cui ritireremo le nostre truppe quando i sudvietnamiti saranno in grado di difendere la loro libertà. Ho scelto per questa seconda direzione.
Ricerca della pace attraverso la guerra, disimpegno graduale per consentire all’esercito locale di potenziarsi. Una storia che la generazione che non era presente ai tempi del Vietnam, come la mia, ha udito per il contesto dell’ultimo conflitto iracheno.
Nel 2003 quel conflitto coinvolse gli attivisti italiani in quella che venne segnalata come la più grande esperienza partecipativa per manifestazioni di questo tipo: si parlò di tre milioni di persone nella sola Roma.
L’idea di nuovi attacchi in terra mediorientale contro L’ISIS non sembrerebbe essere in grado, ad oggi, di portare ad un esito simile. Lo abbiamo già constatato nel caso della Libia.
L’attualità delle manifestazioni contro la guerra nell’ex Indocina potrebbe essere quella di consentire una riflessione sulla la popolarità e l’utilità delle manifestazioni pacifiste nella nostra epoca.
http://www.history.com/topics/us-presidents/richard-m-nixon/videos/nixon-addresses-silent-majority
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