Vi racconto una storia che pochi conoscono e che poco c’entra con l’arte. Però è una storia che ci porta lontano, tra la passione e la follia. Perché di questo si tratta. Girarono molti soldi il 15 maggio del 1990. Esattamente oltre ottantadue milioni di dollari. Per un quadro: il ritratto del dottor Gachet. Il pittore, l’artista maledetto, il sublime autore è VIncent Van Gogh che proprio con questo dipinto passa a disegnare e colorare le persone utilizzando, come scrive all’amico Paul Gauguin, “l’espressione disillusa del nostro tempo”. Un dipinto in movimento, come tutte le opere di Van Gogh. L’ho inseguito ad Arles e ad Amsterdam, nei due musei con le sue opere. Ho visto molte mostre e molte cose a Parigi, Madrid, Londra. Il ritratto di Dottor Gachet non c’è. Una seconda versione è possibile ammirarla al Museo d’Orsay, a Parigi. Ma qualcuno, timidamente, dice che forse è opera dello stesso Gachet e si tratta quindi, di un autoritratto. Chissà. Però, il quadro originale, il primo dottor Gachet è sparito. Nessuno lo ha rubato. Il miliardario giapponese che nel 1990 lo acquistò decise, in un primo momento di portarselo con se, nell’eternità. Intendeva farsi accompagnare anche da quel dipinto, come un faraone. Nasconderlo nel buio di una tomba. Ucciderne i colori e i movimenti. Per sempre. La storia destò un certo scandalo e il buon Saito decise infine di essere cremato portandosi altre cose preziose, ma non il Van Gogh. Quel dipinto però non apparve più. Nessuno lo vide, nessuno riuscì più a capire che fine avesse fatto. Sembra che nel 2007 sia stato venduto ad un finanziere austriaco che, successivamente, per problemi finanziari, fu costretto a rivenderlo. Ma non rivelò mai il nome degli acquirenti. Io amo intensamente Van Gogh. E’ l’artista che più di ogni altro parla con i suoi dipinti, che racconta le visioni, le pulsazioni dell’anima. Il primo ritratto del dottor Gachet non l’ho mai visto. Non mi manca solo un’immagine e un’emozione ma un vero tratto di vita. Però è bello pensare che ogni giorno, qualcuno possa guardare quegli occhi, quell’espressione disillusa e, magari, decida di riportarlo alla luce del mondo, ad illuminare quel pezzo di vita dove è necessario, per guardare oltre la normalità, osservare e amare un Van Gogh. Per amare la semplicità della bellezza.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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