Quando avranno inquinato l’ultimo fiume… Il 15 dicembre 1890, muore Thathanka Iyothanka, letteralmente Bisonte Seduto, passato alla storia come Sitting Bull, Toro Seduto. Toro Seduto, nell’anima, però, forse, era morto nel preciso istante in cui ogni speranza era svanita di fronte allo strapotere militare dei bianchi. Abbattuto l’ultimo albero… In realtà, Toro Seduto, così come tanti altri capi indiani, si pensi a Cavallo Pazzo, si arrese più alla fame che alla guerra, più alla mancanza della fonte principale di cibo, il bisonte, che alla slealtà, all’avidità, agli imbrogli, ai patti violati dell’uomo bianco, ai massacri di gente inerme. I cow boys prima e i coloni americani poi, avevano trasformato completamente l’ecologia del continente il quale, fino ad allora, vedeva uomini ed animali uniti in un ciclo vitale tutto sommato in equilibrio. Lo sterminio delle grandi mandrie di bisonti, fonte principale di cibo e masserizie dei nativi, non fu solo casuale, ma perpetuato metodicamente anche con lo scopo di fiaccare la resistenza degli indomiti Sioux o Apaches. Le sterminate steppe furono invase da immense mandrie di bovini, che inizialmente vagavano nomadi governate dalla leggendaria figura del cow boy, poi finirono rinchiuse nella struttura del ranch, quando la conquista del West, ormai, veniva completata e ai coloni veniva assegnata un terra che, in realtà, non era loro. Toro Seduto è ricordato per la vittoria ottenuta, più da stratega che da combattente, nei confronti del Generale Custer. Meno di lui si ricordano gli ultimi anni ingloriosi. Incarcerato, fu liberato solo a patto che seguisse il famoso Circo Barnum, dove il nemico dei nativi e grande sterminatore di bisonti, il leggendario William Cody, in arte Buffalo Bill, portava in giro per il mondo uno spettacolo che ricordava l’epopea della conquista del West. Pur di uscire dalla prigione dove era rinchiuso, Toro Seduto si ridusse a fare il fenomeno da baraccone, imprecando maledizioni al pubblico che per fortuna non venivano capite. E tuttavia il vecchio nativo conobbe il mondo, girò l’Europa e persino l’Italia. Vide l’Europa dalla quale era giunta quella maledizione che aveva distrutto tutto il suo mondo, confinandolo in riserve dove l’alcol, l’abbrutimento, la depressione, la mancanza di senso e di futuro riduceva in macchiette per curiosi i popoli di un intero continente. Pescato l’ultimo pesce… Ed è all’interno di questa drammatica dialettica, durata per tutto l’800, tra nativi e coloni, che nacque l’America, crogiolo di tutti i popoli e le razze del mondo. Tutte le razze del mondo, mescolate tra di loro, diedero vita al popolo americano, dentro il quale però, per uno scherzo del destino, non scorre, se non con lievissime tracce ben emarginate, il sangue dei primi abitatori di quella terra. Terra di polvere e destini crudeli. Tutti i popoli hanno bisogno, per esistere, di un mito di fondazione. Senza miti di fondazione non c’è popolo per definizione, ed infatti non esiste popolo che non li ha. Li hanno i nativi americani, li hanno gli statunitensi. L’epopea del West è il mito di fondazione di una giovane, giovanissima ma ambiziosa nazione, presto diventata la più potente nazione della terra. La grande nazione degli Stati Uniti d’America si formò unendo prima in Nord con il Sud, sostituendo la schiavitù degli africani con altre forme più convenienti di sfruttamento della mano d’opera, e poi sottraendo, passo dopo passo, base dopo base, campo dopo campo, il West agli abitanti originali. Se ci riflettiamo un attimo, nulla di nuovo sotto il sole, cose che accadono anche oggi. Preso l’ultimo bisonte… Gli “indiani”, che indiani non erano, ma americani nativi, ma che americani non potevano neppure definirsi, contribuirono così, con le loro gesta di resistenti irriducibili, alla fondazione leggendaria della nazione americana, senza peraltro, poterne realmente mai farne parte. Toro Seduto fu assassinato durante una colluttazione con la polizia della riserva in cui era tenuto dopo l’esperienza con il circo. Le dinamiche della morte non sono molto chiare, ma è certo che il grande capo era temuto, ormai, più per il suo alone di leggenda che per altro. Aveva 69 anni. Negli ultimi anni aveva intuito quale era diventato il vero nemico di quello che rimaneva del suo popolo. L’omologazione ad una realtà aliena con la perdita delle tradizioni e dell’originario sistema di pensiero. Toro Seduto anticipava, così, di diversi anni, le conclusioni osservate dagli antropologi che studiano le trasformazioni indotte dal colonialismo nei popoli assoggettati. Quando avranno inquinato l’ultimo fiume… abbattuto l’ultimo albero… pescato l’ultimo pesce… preso l’ultimo bisonte… Solo allora si accorgeranno di non potere mangiare il denaro accumulato nelle banche. Il circo barnum continua sui social, dove sembra che abbiano imprigionato lo spirito profetico di Toro Seduto. La profezia avanza, che pare una maledizione.
Tanto per non smentirci, stiamo stravolgendo persino il clima.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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