Secondo la tradizione, il 15 agosto del 1620 i padri pellegrini della Mayflower, con al seguito donne e bambini, salparono da Plymouth per la volta del nuovo mondo, per una epopea che è diventata uno dei miti fondanti della nazione americana. In realtà, storicamente, la nave risulta essere partita circa un mese dopo, verosimilmente a causa di alcuni rinvii dovuti a delle riparazioni necessarie. Il puritanesimo dei calvinisti inglesi è stato assunto dai nordamericani, da allora, come riferimento religioso e culturale, al punto che ancora oggi il quarto giovedì di novembre negli Stati Uniti si celebra la Festa del Ringraziamento, in ricordo del momento in cui i padri pellegrini, approdati nella baia della nuova Plymouth, superarono le traversie del loro avventuroso viaggio e del primo anno di carestia, in cui molti di loro non riuscirono a sopravvivere alle intemperie di un mondo a loro sconosciuto. In realtà furono gli indigeni locali ad aiutare e soccorrere i nuovi abitanti. Furono gli indiani d’America che raccomandarono quali specie vegetali erano più adatte alla coltivazione. Infatti i pellegrini si erano portati le sementi dall’Europa, ma non tutte erano in grado di attecchire nei terreni del nuovo continente. I nativi diedero loro le sementi del mais, grazie al quale i nuovi coloni riusciranno a superare il primo difficile periodo di ambientazione. Inoltre i nativi suggerirono, ai nuovi venuti, per l’integrazione alimentare, l’allevamento dei tacchini. Con il tempo, però, l’integralismo religioso dei pellegrini prese il sopravvento. Incominciarono a pensare, seguendo i dogmi del protestantesimo, che il merito fosse assegnato direttamente dal Signore a loro, gli eletti, e che i pellerossa, esseri non baciati dalla grazia di Dio, non meritavano la terra in cui vivevano, e che la occupassero abusivamente. Con le prime concessioni ufficiali della madrepatria inglese, molti altri pellegrini, in rotta con la Chiesa Anglicana, affluirono nel nuovo mondo per costruire una società giusta e pura. Tuttavia, il morbo dell’integralismo religioso si era già diffuso, minando i rapporti di amicizia con i nativi, ma non solo, anche con altre confessioni religiose nel frattempo giunte dall’Europa. Mezzo secolo dopo il drammatico sbarco della Mayflower, la tribù un tempo amica dei Wantamoag si accorse, ad un certo punto, di quella gente ostile nel territorio da loro calpestato da tempo immemore, e iniziarono così le diffidenze, le ostilità aperte e i primi scontri, alla fine dei quali, il loro capo Metacomet fu catturato e atrocemente squartato dai nuovi coloni. La prima dichiarazione ufficiale della Festa del Ringraziamento, successivamente diffusa in maniera uniforme dal primo Presidente Washington, risale al 1676, per celebrare la vittoria contro gli “indiani pagani” della regione del Massachuttes. Dopo appena mezzo secolo si era già dimenticato lo spirito dell’originaria celebrazione, derivante dal primo abbondante banchetto al quale avevano partecipato nativi americani e i nuovi coloni, contribuendo con le provviste degli uni e degli altri. La filmografia e la letteratura americana ci hanno reso familiare la visione della celebrazione del Ringraziamento, con la famiglia riunita attorno al grande tacchino a centro tavola. Il mito fondante dei Padri Pellegrini americani, come spesso accade, ha subito nella sua declinazione popolare manipolazioni e deformazioni patriottiche, quasi capovolgendo i fatti della storia, al punto che i nativi, ad un certo punto, parevano loro gli invasori e i pellegrini i benefattori. Tuttavia, quel tacchino a centro tavola sta a dimostrare, volendo leggere gli eventi con la serenità d’animo di chi comprende che la storia è spesso la sovrapposizione delle sopraffazioni, che anche le celebrazioni più sentite non sono altro che l’elogio alla contraddizione e all’assurdità delle cose umane.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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