L’Onorevole Mauro Pili ha presentato una lunga interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli esteri, al Ministro dell’Agricoltura sulla problematica relativa al “mare venduto ai francesi”. I titoli in questi giorni (e i relativi esterefatti commenti) si sono sprecati. Molti hanno dato la colpa a Matteo Renzi reo di aver venduto il mare della Sardegna salvaguardando quello della Toscana. Il risultato è stato deflagrante: il classico “piove governo ladro” ingigantito dal web come ormai capita per tutta una serie di notizie che nessuno verifica.
Perchè ci hanno rubato il mare sardo?
Il deputato Pili afferma in maniera veemente e con accuse specifiche lo scippo del mare da parte dei francesi: L’accusa è legata a quanto è accaduto al motopeschereccio Cecilia, della marineria di Golfo Aranci, nei primi giorni di febbraio. Il natante, infatti, è stato bloccato dalla guardia costiera francese. La notizia è data dal comandante dell’imbarcazione Piero Langiu il quale è costretto ad abbandonare quelle acque da lui ritenute italiane perchè, secondo la guardia costiera transalpina, i confini si erano modificati a seguito di un accordo internazionale sottoscritto dall’Italia e dalla Francia il 21 marzo del 2015 a firma del Ministro degli esteri Gentiloni. Il deputato Pili, ritenendo il fatto gravissimo, afferma che l’ accordo lede gravemente le norme internazionali e costituzionali; ritiene inconcepibile che detto accordo sia stato firmato e tenuto segreto, senza nessun coinvolgimento delle regioni interessate, ovvero la Liguria, la Sardegna e la Toscana. In questo accordo vengono modificati, secondo quanto denunciato da Pili, i confini della acque internazionali e, per quanto riguarda le acque della Sardegna, sembrerebbe che i francesi siano passati da un’estensione di 12 ad una di 38 miglia.
Cosa dice l’interrogazione di Mauro Pili? Nell’interrogazione Pili afferma che: “Far diventare francesi i mari a nord della Sardegna fregandosene della Sardegna e dei Sardi è semplicemente inaccettabile;” così come “è inaccettabile che una partita così delicata sia stata gestita con un blitz senza precedenti con il quale il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose del Nord della Sardegna”. Nella stessa interrogazione parlamentare Pili aggiunge che:” è un accordo che non ha nessun valore proprio perché non è stato ancora ratificato dal Parlamento italiano” ed “è fin troppo evidente che il governo Renzi nel corso del negoziato l’Italia ha accettato la cessione di alcune importantissime zone di mare a nord ovest e a nord est della Sardegna”. Parole dure, durissime, che necessitano però di alcune spiegazioni e di qualche verifica.
La storia dell’accordo: come nasce, veramente?
Proviamo a capire qualcosa dell’interrogazione dell’Onorevole Pili che parte da un fatto: l’intimazione delle autorità francesi ad un peschereccio di Golfo Aranci. L’allontanamento del natante avviene, così come ci racconta il comandante del peschereccio, in base ad un presunto accordo internazionale firmato tra Italia e Francia il 21 marzo del 2015. Se questi sono i fatti chiunque avrebbe ragione a dolersene: nessuno ci dice nulla nonostante sia trascorso quasi un anno dalla firma, nessuno avvisa la Regione e nessuno avvisa i pescatori. Un accordo firmato segretamente, dice il deputato Pili e per questo motivo agita le acque. E’ necessario, dunque, reperire il testo dell’accordo e provare a comprenderne le rragioni, perchè uno Stato, un Governo, in maniera sconsiderata possano vendere porzioni di mare ad un altro Stato. Leggendo l’accordo del 21 marzo 2015 si scopre, con un certo stupore a dire il vero, che che quelle parole sono il frutto di molte sessioni di un negoziato tenutosi inizialmente a Roma il 14 dicembre 2006, a Parigi il 28 marzo 2007, all’isola d’Elba il 28 settembre 2007 e, conclusosi a Roma il 26 marzo 2012. L’interrogazione di Pili nella parte in cui accusa il governo Renzi di aver ceduto alla Francia le acque più pescose delNord della Sardegna non è dunque imputabile al governo Renzi. Il 14 dicembre 2006 era in carica il Governo Prodi (in carica dal 17 maggio 2006) così come il 28 marzo del 2007 e 28 settembre 2007; il 26 marzo del 2012 era in carica il governo Monti, succeduto se non ricordo male dal quarto governo di Silvio Berlusconi sostenuto anche dall’Onorevole Pili. Si sono dunque occupati dell’accordo dal 2006 al 2012 come Ministri degli Esteri: Massimo D’Alema (governo Prodi) L’On. Franco Frattini (governo Berlusconi) l’ambasciatore Terzi di Sant’Agata durante il governo Monti sino al 26 marzo 2013 e lo stesso Mario Monti ad interim sino alla caduta del governo. Durante il governo Letta si è occupata della questione l’Onorevole Emma Bonino e con l’attuale governo Renzi prima l’On. Federica Mogherini (fino al 31 ottobre 2014) e, successivamente, l’On. Paolo Gentiloni che risulta anche il firmatario di un accordo che partiva da molto lontano. Non voglio certamente insegnare il mestiere all’On. Pili che ricordo abbia svolto in passsato il ruolo di Presidente della Regione Sardegna e quindi conosce bene la macchina della burocrazia e sa bene che, di fatto, gli accordi, i protocolli, i trattati, sono il risultato negoziati lunghissimi ed estenuanti, frutto di miriadi di compromessi che trattano le cancellerie, i gabinetti dei ministri, i dirigenti generali e sono visti e rivisti da dei tecnici che danno il via libera per la firma, dopo innumerevoli riscontri, al politico di turno. Questo accordo poteva essere siglato anche dall’Onorevole Frattini o da Emma Bonino o da Massimo D’Alema perchè scritto e confezionato dall’assetto burocratico del Ministero degli Esteri.
Cosa c’è veramente scritto nell’accordo?
La cosa più stupefacente nella quale ci si imbatte, leggendo l’accordo, è però l’articolo 2 che testualmente recita: “Onde evitare che il presente Accordo pregiudichi le tradizioni di pesca dei pescatori professionisti dei due paese, le parti concordano, quale intesa di vicinato, di lasciare i pescherecci costieri italiani e francesi esercitare un’attività sui luoghi di pesca tradizionali situati all’interno di una zona definita dalle linee che congiungono i seguenti punti …” (seguono i punti con la latitudine e longitudine n.d.r.). Soffermandoci sull’interrogazione parlamentare dell’Onorevole Mauro Pili si nota che questo passaggio non viene mai citato. Eppure era importante, direi fondamentale, ma non era, chiaramente, un punto a favore della diatriba innescata. L’articolo 4 parla delle famose risorse naturali che sembrerebbero essere scippate dalla Francia. Anche in questo caso l’accordo dice testualmente che “le Parti, cercano, previa consultazione degli eventuali titolari delle concessioni di esplorazione o di sfruttamento, di accordarsi sulle modalità di valorizzazione di tale giacimento nel modo più efficace possibile affinché ognuna delle parti mantenga l’insieme dei propri diritti sovrani sulle risorse naturali della propria piattaforma continentale.” Ma non basta. C’è scritto – sempre nell’accordo – che qualora le risorse naturali fossero già in corso di sfruttamento le parti “si concentreranno per determinare la modalità di sfruttamento delle suddette risorse, previa consultazione degli eventuali titolari di autorizzazioni di sfruttamento”. L’accordo si chiude evidenziando che non ha nessun valore senza l’espletamento delle procedure interne necessarie. Il linguaggio è burocratico ma in pratica significa che detto accordo non ha nessun valore sino a che non sarà ratificato dal Parlamento. Cosa che allo stato, per quanto riguarda lo Stato italiano, non è ancora accaduto. Niente patti segreti, leggi passate sotto il silenzio degli italiani, quindi. Questo benedetto accordo deve giungere, ufficialmente, alla luce del sole, davanti al popolo sovrano rappresentato dal Parlamento italiano. (cosa che, a dire il vero, con qualche contraddizione rispetto ad altre affermazioni, è confermata anche dall’Onorevole Pili nella sua interrogazione parlamentare).
Una battaglia per qualcosa che non esiste.
I fatti, però, rimangono e ci raccontano che i francesi hanno bloccato il peschereccio e questo è indubbiamente vero. Però i francesi si sono scusati in quanto, visto che loro avevano ratificato il trattato, erano convinti l’avessimo fatto anche noi. Cose che capitano. Scuse accettate e pescherecci autorizzati a pescare dove lo facevano abitualmente. Il popolo web però grida alla vittoria. Ritiene che grazie all’Onorevole Pili i nostri pescgherecci siano rientrati in possesso del mare scippato. Chiaramente è una falsa notizia che, però, guarda caso nessuno smentisce. La notizia è falsa perchè quei confini non si sono modificati per il semplice fatto che quell’accordo non è ancora in vigore e, dunque, non esiste.
Perchè nasce l’accordo? Nessuno lo spiega ma c’è un motivo molto importante.
L’accordo, frutto di lunghi negoziati riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS (Unites Nations Convention on the Law Of the Sea, ovvero la convenzione delle nazioni unite sul diritto del mare) che definisce i diritti e le responsabilità degli stati e, come tutte le convenzioni, è nata da una lunghissima serie di conferenze cominciate nel 1973, concludendosi dopo nove anni con una firma in Giamaica il 10 dicembre del 1982. La convenzione è entrata in vigore solo il 16 novembre del 1994. (Ad essere pignoli possiamo affermare che questa lunga discussione nasce con il Governo Andreotti, si conclude con il governo Fanfani ed entra in vigore con il Governo Berlsuconi). L’Italia e la Francia risultano tra le firmatarie della convenzione e questa si devono attenere. In base alla convenzione di Giamaica qualsiasi trattato o accordo deve tener conto del principio mediano di equidistanza. Nelle discussioni che hanno determinato la scrittura finale dell’accordo contestato dall’Onorevole Pili, l’Italia ha ottenuto di mantenere immutata la linea retta di base per l’arcipelago toscano, fissata fin dal 1977. Per il mare territoriale tra la Corsica e la Sardegna è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta, così come riportato nell’articolo 2 di quell’accordo non ancora ratificato. (la fonte è il Ministero degli Esteri)
I fatti, in estrema sintesi sono:
Conclusioni.
Ora, è chiaro che la partita è politica e si deve riconoscere all’Onorevole Pili una certa vivacità nella ricerca di problematiche relative alla Sardegna che lui ritiene di amare e conoscere bene. Ne siamo convinti anche noi. Però sul concetto di isola un dubbio permane: Nel 2009 si votò il pacchetto sicurezza voluto dal Governo Berlusconi. In quella legge (legge 15 luglio 2009 n. 94) al comma 25 lettera f si legge che “ (…) i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari (..)” Quella legge passò con il voto favorevole dell’Onorevole Pili che qualche anno più tardi cominciò una feroce battaglia contro la deportazione dei detenuti mafiosi in Sardegna. Qualcuno gli fece notare che era tra coloro che avevano fortemente voluto quella legge. Lui si difese affermando che il concetto di “area insulare” era riferita a piccole isole, non certo alla Sardegna. L’Onorevole Pili è persona intelligente e arguta ma la giustificazione non riesce a convincere del tutto perché la parola “isola” è legata alle definizione di “porzione di terraferma completamente circondata dal mare”. Rammento che sia Pianosa che l’Asinara e la Sardegna hanno le medesime caratteristiche. Lo rammento a me, a chi è riuscito a leggere il lunghissimo post e a chi, invece, continuerà ad essere convinto che certe battaglie politiche sono sacrosante anche se non sono proprio ancorate alla verità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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