Nel 786 dopo Cristo un giovane e brillante principe diviene sovrano di un impero. È un regno lontano nel tempo e nello spazio, quello del califfo Harun al-Rashid, a Baghdad. Se siete sicuri di non sapere niente di Harun al-Rashid e della sua storia, è probabile che vi stiate sottovalutando.
All’interno della sua corte sono ambientate alcune delle storie de Le mille e una notte, la raccolta di novelle celebre per la sua struttura e per la sua protagonista, la bella e scaltra Shahrazad che sfugge alla furia omicida del marito grazie al dono della parola e del racconto. Partendo da fatti storici- Harun al-Rashid porterà al fulgore la dinastia degli Abbasidi, segnando così il periodo di maggior sviluppo nella storia arabo-islamica- le storie de Le Mille e una notte ci conducono attraverso un incastro costruito da ancelle, califfi, mercanti, amori, spiritelli e animali parlanti (novelle come “Il lupo e la volpe” o “il topo e la donnola” ricordano immancabilmente le favole di Esopo e Fedro), ambientato oltre che nella mitica Baghdad, in Egitto per arrivare sino alla Cina. Se, da una parte, le storie di Shahrazad hanno lasciato traccia di un periodo ricco e irripetibile nella storia del vasto mondo arabo islamico, anch’esse hanno contribuito a creare una certa immagine di quel mondo in Occidente, un mondo composto, scrive Hafez Haidar nella prefazione all’opera nell’edizione Mondadori, “amore, immaginazione e fantasia, sotto un cielo tempestato di stelle e rischiarato dai bagliori della luna, dove la narrazione è il pane della vita”. Tornando ai giorni più vicini a noi, questa data ci fa rimanere sempre in Medio Oriente, allontanandoci però dalla letteratura e dalla fantasia. Col decennio che inizia nel 1960, inizia l’era del petrolio. O meglio, è in questo anno che i paesi produttori mediorientali riescono a utilizzare la risorsa liberandosi dallo strapotere delle compagnie occidentali e dal sistema delle concessioni. In breve, le compagnie americane detenevano diritti esclusivi sul petrolio, accollandosi sì oneri per lavori di estrazione e costruzione delle infrastrutture necessarie, ma versando contributi irrisori ai governi locali. Un sistema ereditato dai primi del novecento e figlio del periodo coloniale ma che alla soglia degli anni ’50 non poteva più reggere. Partendo dapprima con richieste di maggiore equità nella divisione dei profitti, il 14 settembre 1960 Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita (più il Venezuela) fondano l’OPEC, il cartello dei paesi produttori. Nel decennio successivo, in occasione della guerra araboisraeliana del 1973, i paesi arabi avrebbero dimostrato come col petrolio fosse quasi possibile vincere una battaglia. E non tardò nemmeno a farsi attendere la comparsa, nell’immaginario collettivo occidentale, di un nuovo personaggio: quello dell’avido petroliere mediorientale.
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