Il 14 ottobre del 1962 un aereo militare americano Lockheed U2, in volo di ricognizione su Cuba, fotografò dall’alto l’installazione di una postazione missilistica nei pressi di San Cristobal. Fu quello l’atto iniziale della più drammatica crisi diplomatica registrata tra Unione sovietica e Stati Uniti nei decenni della Guerra Fredda. Quattordici giorni, tanto durò la crisi, durante i quali il mondo trattenne il fiato e la paura dell’apocalisse nucleare colpì ogni angolo del pianeta. Il fresco premio Nobel Bob Dylan, nel 1963, la cantò così: https://youtu.be/cBn08MjSwUM Quei missili fotografati dal ricognitore americano, infatti, erano missili russi, capaci di colpire gli Stati Uniti per un raggio di 3500 chilometri. La loro dislocazione a Cuba era il frutto di un accordo riservato tra il leader del Cremlino Nikita Kruscev e Fidel Castro, appena giunto al potere. Accordo pienamente legittimo, poiché assunto dai legittimi rappresentanti degli Stati interessati. I missili erano arrivati a Cuba su sessanta navi giunte appositamente dall’Urss e, sebbene gli Stati Uniti avessero avuto più di un’avvisaglia della manovra in atto, il presidente Kennedy aveva negato l’esistenza di un progetto così audace. Il 14 ottobre fu smentito. Le febbrili consultazioni diplomatiche tra le superpotenze rimasero in stallo per due settimane, durante le quali gli americani imposero un blocco navale – eufemisticamente definito “quarantena” – per impedire l’avvicinamento di altre navi all’Isola caraibica. Blocco, questo, che portò davvero a sfiorare la catastrofe nucleare, quando una delle unità sovietiche armò una testata nucleare: uno degli ufficiali di bordo però si oppose al lancio, salvando il pianeta dal disastro. Si chiamava Vasili Alexandrovich Arkhipov e tutti noi, probabilmente, gli dobbiamo qualcosa. Decisivo per la risoluzione della crisi, così almeno dice la storia, fu l’intervento del Papa, che si rivolse pubblicamente a Kennedy e Kruscev. Quest’ultimo ringraziò Giovanni XXIII per il suo contributo, mentre fredda fu la reazione dei Paesi cattolici. Quando la situazione sembrava precipitare – e fuori di metafora precipitò il Lockheed americano, abbattuto su Cuba il 27 settembre – il 28 ottobre l’accordo venne raggiunto e la crisi si concluse, col sollievo di tutti. I russi avrebbero rimosso i missili da Cuba, in cambio della garanzia, da parte degli americani, di rinunciare a qualunque tentativo di invasione del paese. Inoltre, gli americani si impegnarono e rimuovere i missili Jupiter dislocati in Turchia e a Gioia del Colle, in Puglia. Missili con gittata sufficiente per colpire l’Unione sovietica, esattamente come quelli piazzati a Cuba dall’Urss potevano colpire gli Stati Uniti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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