Mohamed Lahouaiej-Bouhlel: vi ricordate questo nome? Io lo avevo rimosso e, immagino, come me tanti altri, prima che affiorasse nelle ricerche che ho svolto per scrivere questa Macchina del Tempo. Eppure parliamo di un fatto recente e orribile, avvenuto solo 12 mesi fa. Alle 22.30 del 14 luglio 2016, esattamente un anno fa, Mohamed Lahouaiej-Bouhlel stava alla guida di un camion Renault sulla Promenade des Anglais di Nizza, dove spettacoli e cerimonie sottolineavano la festa nazionale dei francesi. Lahouaiej-Bouhlel riuscì a infilare il mezzo nel lungomare e a lanciarlo a tutta velocità, falciando centinaia di persone. Furono 86 le vittime della strage, tra cui anche sei italiani e lo stesso attentatore, abbattuto dalla raffica di colpi d’arma da fuoco sparati dalla polizia. La si ricorda come la Strage di Nizza. Una carneficina dal sapore beffardo, per la facilità con cui venne compiuta, e dai risvolti misteriosi, per i tratti biografici dell’esecutore. Fin dal primo momento, l’azione venne attribuita alla follia del terrorismo islamico. L’Isis confermò che l’autore era affiliato all’Isis. Eppure la conversione all’Islam radicale di Bouhlel, nato 31 anni prima in Tunisia ma dal 2005 residente in Francia, fu repentina e fulminante, se effettivamente ci fu. Il giovane immigrato aveva tre figli, era separato dalla moglie e amava la vita notturna. A quanto riferirono i suoi conoscenti era noto per il suo carattere irascibile e scontroso, che lo aveva portato ad avere guai con la giustizia causati dalle sue intemperanze. Nulla però che potesse avere a che fare con la religione: Bouhlel non pregava né frequentava moschee, fino a tre mesi prima della strage. Se radicalizzazione ci fu, il suo corso ebbe avvio non prima dell’aprile dello stesso 2016. Forse più che fanatismo religioso fu la follia, che ha sempre bisogno di un pretesto per esplodere. Di quella follia furono vittime anche dieci bambini e, come sempre, numerosi cittadini di religione musulmana, i più colpiti da chi è convinto di impugnare le armi in nome di Dio.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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