Esattamente quarant’anni fa lasciava questo mondo Paolo Dettori, per una volta presidente della Regione Sardegna alla fine degli anni sessanta e per due assessore, nelle giunte Corrias e Spano. Morì all’improvviso il 14 giugno del 1975, nel fiore di una carriera politica che resterà sempre legata alla prepotente ascesa dei Giovani turchi. Costoro si chiamavano Francesco Cossiga, Nino Giagu de Martini, Pietrino Soddu, Paolo Dettori e Beppe Pisanu, solo per citare i più noti, ed irruppero sulla scena nel 1956, vincendo a sorpresa il congresso provinciale di Sassari della onnipotente Democrazia cristiana.
Paolo Dettori, nativo di Tempio Pausania, si distinse precocemente nelle file dell’Azione cattolica, poi divenne uno dei più autorevoli interpreti di una politica di rinnovamento che si distingueva per una ferma rivendicazione dell’autonomismo sardo presso il governo centrale. Nel futuro della Sardegna immaginata da Dettori e dagli altri Giovani Turchi vi erano Piano di rinascita, industrializzazione ma anche turismo: Paolo Dettori si impegnò in prima persona, ad esempio, per la nascita della scuola alberghiera in una terra di vacanze qual era la Costa Smeralda. Nel 1969, la sua adesione al gruppo Moroteo, assieme a Soddu, segnò la frattura dei Giovani turchi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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