Esattamente cinquant’anni fa, il 14 giugno del 1972, lo Stato sferrò la propria micidiale offensiva contro un grave pericolo che minacciava l’Italia.Le Brigate rosse? No.Gli stragisti neofascisti? No.L’anonima sequestri? No.No, i pericolosi sovversivi erano i cosiddetti “pirati dell’etere”, cioè innocui radioamatori che su frequenze altrettanto innocue trascorrevano le serate a discutere dei loro hobby o a scambiarsi impressioni sul tempo meteorologico.Leggendo una pagina del Corriere della Sera di quel 14 giugno di cinquant’anni fa, tra le cronache del devastante terremoto di Ancona di un paio di giorni prima e di un disastro aereo avvenuto in India, ecco anche un robusto pezzo di taglio in cui si dava conto del blitz dei carabinieri in circa cento case di tutta Italia, alla ricerca delle temutissime radioline.Quale reato la magistratura ipotizzava?L’uso delle apparecchiature in mancanza della licenza d’uso, a quanto ho capito rilasciata solo dopo regolare esame.Secondo il giornale, i proprietari delle trasmittenti si sarebbero uniti in una rete denominata “Citizen’s band”, di cui avrebbero fatto parte cinquantamila appassionati.L’articolista escludeva recisamente che vi fossero finalità politiche nella nascita della comunità dell’onda e arricchiva il racconto con dettagli tecnici interessanti, ad esempio il costo delle radioline che oscillava tra le ventimila e le duecentomila lire.Come faceva il giornale ad essere così bene informato?Semplice. Nel pezzo si faceva anche il nome di uno degli inquilini delle case perquisite, cui era stato sequestrato l’apparecchio: era Mario Luzzatto Fegiz, giovane redattore dello stesso Corriere della Sera.Mentre leggevo, mi è venuto in mente che molti anni fa, in una delle redazioni in cui lavoravo, un collega teneva nascosto uno scanner che ci consentiva di ascoltare le comunicazioni delle forze dell’ordine e spesso di precederle sui luoghi in cui avvenivano i fatti di cronaca.Spesso venivano i carabinieri a chiacchierare e sentivano gracchiare l’arnese, forse anche riconoscendo le voci dei loro commilitoni.Non hanno mai fatto storie.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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