Il 14 gennaio è una data che i Simpson hanno ben impressa su quella fronte dalla pigmentazione itterica.
Il 1990 viene considerato il primo vero debutto del lungometraggio. Dopo quasi due anni di pillole in cui la famiglia americana compariva per circa un minuto durante il Tracey Ullman Show, si manda in onda in prima serata la puntata pilota in versione più lunga, mezz’ora. La puntata speciale va in onda il 17 dicembre del 1989, ancora però priva di Sequenza d’Apertura, la sigla, quella che conosciamo tutti ta ta ta ta ta ta ta ta ta taaan (quella sigla che nella ventesima stagione si trasformerà in HD per adattarsi meglio ai televisori widescreen)
Il mese dopo, il 14 gennaio invece parte la prima di una lunga e fortunatissima serie, e la prima serie sarà la prima di lunghissime e fortunatissime altre serie, su Fox America sta andando now la ventinovesima stagione. The Simpson è il nome della serie e della famiglia americana protagonista. Disegnati da Matt Groening: Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie, abitano a Springfield, il nome più usurato toponomasticamente parlando. La famiglia ha preso in prestito i nomi dei reali componenti della famiglia di Groening, tranne Bart.
E dire che la Fox non era così convinta di poter puntare su quella strana famigliola, invece invece a leggere i vari riconoscimenti: il Time la elegge “miglior serie del secolo” per il Tv Guide sta all’ottavo posto tra i 50 migliori spettacoli televisivi di tutti i tempi. Inoltre l’esclamazione più aulica di Homer è quel “D’oh!” Entrato tra i neologismi dell’Oxford Dictionary (come per noi petaloso).
E poi e poi nel 2000 sempre la data magica, il 14 gennaio, ha regalato ai Simpson una Stella tutta loro nella Hollywood Walk of Fame Il 2000 è anche l’anno in cui esce l’episodio caro ai complottisti dove Lisa, quella intelligente della famiglia, nel 2030 viene eletta Presidente degli USA e si lamenterà del tracollo finanziario causato dal suo predecessore Trump. Le teorie del complotto si sono sbizzarrite e hanno appioppato a Groening doti divinatorie, scivolando però su un patchwork di video e mettendo assieme la puntata del 2000 “Bart in The Future” con una clip del 2015 (stilisticamente diversa), in cui viene fatta la parodia di Trump che saluta scendendo dalla scala mobile. Insomma niente poteri paranormali per il disegnatore di Homer, solo che nel 2000 diversi media americani scommettevano sulla possibile candidatura di Trump.
La serie è riuscita a irritare i perbenisti americani, quelli che pregano di giorno e poi alla sera incendiano croci, nascosti dai cappucci. Le figure di Homer e di Bart erano considerate talmente diseducative da boicottarne la messa in onda o la vendita dei gadget a loro dedicata. Non solo in America. Sono in realtà riusciti a dar fastidio in maniera globale. Un tipo di satira intelligente ed evidentemente incisiva che non guarda in faccia nessuno, la Politica, il potere, la Chiesa ma anche vizi della società. Tutto è rappresentato in maniera irriverente e cinica. Il lieto fine non esiste e la morale la afferriamo da noi, nessun messaggio ci viene regalato. Uno dei primi cartoon a usare linguaggi anche volgari destinato evidentemente a un pubblico adulto che in quegli strani esseri antropomorfi si è spesso riconosciuta, anzi forse è questo il problema. Abbiamo paura di riconoscerci.
Prendete Homer ad esempio, il pigro, ignorante, diversamente intelligente capofamiglia che ha regalato mille chicche non così lontane dalla realtà. «D’accordo niente panico. Mi rifarò del denaro vendendo uno dei miei fegati. Posso sopravvivere con uno solo…» «Ma Marge, e se avessimo scelto la religione sbagliata? Ogni settimana faremmo solo diventare Dio più furioso» «Lisa potresti suonare la tromba un po’ più piano, non riesco a sentire quello che penso!» E che dire del «Certo, il Sindaco intasca qualche tangente, ma almeno i treni partono in orario» non è forse un modo di pensare anche e molto italiano, dai ammettetelo anche voi duri e puri che il vostro tornaconto è sempre giustificato per autoassolverCi.
In fondo tutti noi siamo un po’ Homer D’Oh!
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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