Adam Lanza era un ragazzo molto timido, talmente timido da essere affetto da disturbi della personalità. A scuola se ne stava sempre per conto suo. All’età di 20 anni, Adam prese in mano un fucile della madre. La madre era una grande appassionata di armi, portava spesso il figlio a caccia e ad esercitarsi al poligono. La madre di Adam era molto orgogliosa del suo arsenale, della sua collezione di armi. Forse la madre così orgogliosa del suo arsenale, per un attimo ha avuto il tempo per domandarsi cosa ci faceva quel suo figlio, così timido e riservato, con il suo fucile mitragliatore in mano. Adam, cosa ci fai con quel fucile? Poggialo, non è un giocattolo. Adam puntò il fucile in faccia alla madre, e sparò. Poi si recò nella sua vecchia scuola elementare. Aveva sempre odiato quella scuola, lui così diverso, così timido e riservato. Lui i risolini dei suoi compagni di classe li sentiva, oh se li sentiva, ancora, dietro le sue orecchie. Adam, armato fino ai denti con fucili mitragliatori e pistole della collezione materna, irruppe, sfondando i vetri, nella scuola. Nelle scuole americane ci sono misure di sicurezza che neppure un fortino. Ma Adam era risoluto, quel giorno. E ruppe parecchi vetri per introdursi. Odiava quella sua antica scuola, causa di tante sofferenze. La madre, esanime, con il volto devastato dalle pallottole, era stata una buon istruttore di tiro, e lui sapeva bene come sparare. Negli Stati Uniti d’America succede sovente che una persona, magari affetta da disturbi psichici, possa acquistare o impossessarsi tranquillamente di un’arma, entrare in una scuola, e fare una strage. Adam era un bambino da educare all’empatia, non alle armi. Chissà perché, in America, questi matti se la prendono così spesso con i bambini, con gli esseri più inermi e inoffensivi che ci siano; chissà perché queste stragi, molto spesso, vengono compiute nelle scuole. Adam attaccò a sparare. Davanti a lui una classe di bambini di 6 anni. Bambini con l’unica colpa di essere a scuola, nella loro scuola, a fare il loro dovere di piccoli studenti, in quel momento. Adam attaccò a sparare e non si fermò neppure davanti alle urla dei bambini. Adam attaccò a sparare e, per finire quei piccoli corpi che rantolavano e si contorcevano, pensò bene di avvicinarsi e di sparare ancora. Adam sapeva come usare il fucile. Sparò anche agli adulti, al preside e agli insegnanti, visto che c’era. Attorno a sé, tutta la classe, la sua vecchia classe, era riversa sanguinante per terra. 20 bambini di 6 anni e 6 insegnanti morti. Totale 26 persone. Anzi 27, pensò Adam. Si avvicinò il fucile alla testa premendo il grilletto. Oggi, dopo solo quattro anni da quella ennesima strage di bambini, in America è stato eletto un nuovo presidente, Trump, che sin dalla campagna elettorale si è affrettato subito a tranquillizzare la lobby delle armi e il cittadino americano così affezionato alla sua libertà, alla libertà di potersi difendere come gli pare. Americani, comprare un arma, senza regole, è un diritto sacrosanto, che niente e nessuno ci potrà mai togliere.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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