Non c’è bisogno di dirvelo vero? La notizia fresca è quella di Froome in bilico per conoscere il suo destino, sarà doping oppure il Ventolin assunto era in quantità consentite? Per scoprirlo si dovranno eseguire dei test su bici a rullo e ricreando stessa ambientazione in termini di temperatura e umidità e l’assunzione progressiva dell’antiasmatico. Si dimostrerà se effettivamente il medicinale è stato assunto come terapia proprio per la patologia bronchiale, e se questi dosaggi hanno rispettato il protocollo della WADA, l’Agenzia Mondiale dell’Antidoping (in Italia l’acronimo usato è AMA). Cos’è questa Agenzia? La WADA nasce nel 1999 a Losanna grazie alla prima Conferenza Mondiale Antidoping organizzata dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale), proprio per contrastare l’uso di sostanze che agiscano in vari modi aumentando, migliorando le performance dell’atleta. L’Agenzia AntiDoping si propone di far conoscere in tutto il mondo, quali siano i farmaci o le metodiche ritenute dopanti e indirizza le varie nazioni all’uniformità delle pene verso chi trasgredisce. Succede però che inizialmente non tutti gli Stati rispondano sul piano legislativo. In Italia si dovrà aspettare al 2000, quando appunto verrà promulgata quella norma che pone sul piano penale la responsabilità di chi infrange quelle disposizioni. Prima di allora erano sanzionabili principalmente sul piano sportivo, mentre la precedente legge (L.1099/71), puniva con un’ammenda irrisoria: da 50 mila a 500 mila, parliamo di Lire.
Il 14 Dicembre 2000 nasce così la “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping” ed è in quella “tutela” che ci si deve concentrare, perché non si vuole solamente punire l’atto, ma si vuole innanzitutto tutelare la salute psico-fisica dell’atleta. Proprio perché lo sapete, lo sappiamo. Qualsiasi farmaco ha il suo rovescio di medaglia, ha quella voce nel bugiardino che parla di “effetti collaterali”, effetti tragici anche. Il primo caso di morte per doping fu quella del ciclista danese Knud Enemark Jensen durante le Olimpiadi di Roma del 1960. Ed è allora che proprio il CIO emanò una lista di sostanze vietate negli sport agonistici. Senza arrivare a esiti infausti, possiamo comunque ricordare le atlete della DDR che negli anni 1950-1980 venivano “bombate” a ormoni, perdendo ogni forma di femminilità. Heidi Krieger, non si sa se in seguito proprio a tali dosaggi massicci, cambiò sesso.
In passato era l’uso di stricnina e nitroglicerina ad aumentare l’efficienza sportiva ma spesso però i danni invalidanti o mortali erano “piccoli” incidenti di percorso. La stricnina dico, che in piccole dosi accresce la sensibilità neuromuscolare ma raccontateglielo ai topi a cui è stato somministrata come veleno che bastava qualche milligrammo in meno e sarebbero diventati dei Rat-Man. Ma la lista delle sostanze è lunga, trovi ad esempio il nandrolone, ricordate lo scandalo nel calcio di cui Guariniello era titolare dell’inchiesta? Così per citarne solo uno.
Lista lunga dicevo e la WADA non smette di aggiornarla visto che ogni sei mesi vengono aggiunte sempre di nuove, il business del settore è altamente proficuo. In tale lista sono compresi anche farmaci sofisticatissimi che di per sé non accrescono le potenzialità degli sportivi, quindi non sono considerate sostanze dopanti ma riescono a nascondere le sostanze illecite assunte. Cancellano ogni traccia dai relativi esami anti-doping a cui sono sottoposti gli atleti.
La legge 376/2000 ha quindi risposto alla richiesta della WADA, e ovviamente vi è una parte punitiva per chi la infrange, si parla di una pena che va da tre mesi ai tre anni di carcere oltre che succose multe, sono rivolte non solo a chi assume sostanze dopanti ma anche a chi le procura o le somministra. Ci sono poi delle aggravanti, come ad esempio quando vengono somministrate a minori.
Non voglio fare il solito pippone sul volere tutto e subito, sul fatto di non voler faticare per raggiungere degli obiettivi senza usare facili mezzucci. Perché vai a capire la pressione che attanaglia gli agonisti durante le gare a cui assistono pupille e orecchie di tutto il mondo, quando devi rappresentare la tua città, la tua regione, la tua nazione. Quando c’è di mezzo il denaro poi. Non farò nessuna predica, vi lascerò con una semplice frase di de Coubertin che forse suona logora e stantia, ma è l’essenza dello sport, del resto l’ha detta colui che ha voluto le Olimpiadi Moderne “La cosa importante nei Giochi Olimpici non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale nella vita non è conquistare ma combattere bene”
e lealmente, aggiungo io.
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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