Camille Claudel, chi sarà mai? Nasce a Vinneneuve-sur-Fère di Francia, fastidiosamente, alle cinque del mattino, nell’anno del Signore 1864 e nel giorno ottavo di dicembre dedicato alla Immacolata. Nasce 93 anni prima della sottoscritta, e muore 14 anni prima che io, arrabbiatissima, spuntassi di molti capelli. Ci sono tutti i presupposti che io sia la reincarnazione di Camille: ho le prove. Nasce da madre ingravidata subito dopo la morte del suo adorato maschietto, di quindici giorni. Povera madre, che dolore immaginabile! Il fratello che mi ha preceduto in questo mondo ne aveva quattordici, di giorni, quando indossò un bel paio d’ali e si fece angioletto. Camille non piaciuta alla madre, decide che per sopravvivere alla “colpa” dovrà piacersi immensamente da sola. E se lo dirà per tutta la vita: che è brava e che ogni cosa che farà sarà lei a deciderlo, godendo sempre sotto i baffi (io e Camille abbiamo i baffi), per ogni muso storto della madre. Non le sarebbe mai piaciuta comunque, tanto valeva esagerare. Le “colpe” sono un male oscuro e nessuna di esse vorrebbe dirsi nata da qualcuno prima che da qualcun altro. Però il padre amò tanto Camille e le difese la libertà, finché campò. Camille Claudel desiderò plasmare la terra e la pietra, fin da giovanissima. Il padre orgoglioso, la madre, Non servi a niente. Una sorella, “perfetta” per mammà, e un fratello tanto amato da Camille completeranno il quadretto di famiglia borghese ma abbastanza liberale nella Francia di Hugo e delle prime avvisaglie di ferraglia che fu la Torre Eiffel (che orrore!). Paul Claudel, il fratellino, poeta convertitosi alla rovina che può essere Dio, disse della sorella “Una fronte superba e occhi magnifici, di un blu così profondo e così raro che si può trovare soltanto nei romanzi”. Grande poeta Paul Claudel, e diplomatico e buon cristiano. Eh sì. I diciottenni occhi magnifici di Camille fecero ammattire d’amore il grande scultore dell’erotismo Rodin, che di anni ne aveva 43, e aveva anche un figlio e una compagna fissa (maltrattata nella storia dei vissuti). Volgarmente queste faccende si presentano simili a sculture ornate di mirabili corna, ma poeticamente osservando, due geni s’incontrarono su questa terra, e fu eruzione. Nessun genio, però, è immune ai precipizi comuni della vita. Rodin sfruttò l’energia potente di Camille per nutrire il proprio principio d’impotenza sulla pietra. Rodin non abbandonò figlio e compagna per l’amore spalancato di Camille. Nonostante il blu degli occhi da romanzo, Camille restò sola, abortendo la creatura di un disamore che forse era già marmo. Quella parte di lei che si arrese, poco fu sorretta da qualcuno. Il padre si concluse in un ricordo con sottototitolo: mortuario. Peccato che in quella Francia d’Ottocento e Torri rivoluzionarie non bastò Debussy con pianoforte a calmarle ira, presunzione, e un mattatoio con i ganci per festeggiarvi i suoi trent’anni. Certamente sa consolare, il vino bianco o rosso di un bicchiere. Fossero esistite le Xanax, Camille avrebbe amareggiato in bocca il loro rosa. Si imprigionò la fama non riconosciuta, in una casa di gatti e scogli pugnalati. Uno dei suoi felini, scopro, si chiamava Grigrì, come uno dei miei, ma coincidenze. Scolpì dolori occhi blu fronte superba da romanzo, Camille, e li distrusse, nelle notti che svegliavano i vicini, preoccupati di una matta e dei suoi gatti, matti. La famiglia della sua origine, intera, le firmò la scadenza della vita. Nessuno di loro l’accompagnò al manicomio, ma ciascuno di loro tenne forte e stretta in pugno la chiave della porta. Paul, il poeta, uccise la roccia peccatrice. Occhi blu. Il 10 di marzo del 1913 Camille ha 49 anni: è il primo giorno dei trenta anni d’assassinio che, sola e senza scalpello e martello, trascorrerà ancora. Disse la madre al direttore del manicomio, Tenetevela, ve ne supplico…ha tutti i vizi, non voglio rivederla, ci ha fatto troppo male. Le colpe non vogliono mai appartenere a nessuno: esiste sempre una grande generosità nel porle in mani altrui. Dopo anni di internamento, una Camille sfinita, lucida, innamorata per sempre di un Rodin qualsiasi, bugiarda e sempre esagerata, scrisse alla madre, Se tu mi concedessi soltanto la stanza della signora Régnier e la cucina, potresti chiudere il resto della casa. Non farei assolutamente nulla di riprovevole, ho sofferto troppo…”. Camille a 79 anni muore. Nessun poeta, nessun Chiaro di luna di pianista, l’accompagnano alla terra. Terra di nessuno. Non esiste una tomba di Camille Claudel. I lavori scampati alla sua furia vennero consacrati capolavori solo intorno agli anni ottanta del secolo scorso, che pare fosse il ‘900. Sono sicura sicura che ha trovato incantevoli blocchi di marmo là, nella bellissima profondità della sua morte da mattatoio. Superba come una fronte.
Il racconto di Savina Dolores Massa appare per gentile concessione dell’autrice e della rivista EstroVerso che detiene i diritti d’autore.
S.D.M.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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