Ci ha insegnato qualcosa la strage parigina del Bataclan? Non so cosa potesse insegnarci, se non che non ci sono vere difese contro il fanatismo farneticante di chi è disposto a sacrificare la propria vita pur di toglierla ad altri. Ma lo sapevamo già. Lo avevamo scoperto l’11 settembre del 2001, ne abbiamo avuto conferma con gli attentati in Spagna, a Londra, ad Hamman Sousse, con la carneficina a Charlie Hebdo e con l’attacco di Nizza, la scorsa estate. Non esistono difese, contro la follia. Forse abbiamo imparato che siamo tutti meno liberi, non solo perché il pericolo ci rincorre ma anche perché è sempre più difficile essere presi sul serio, quando si parla di dialogo e integrazione. Ovunque si vada, con chiunque si stia, l’intolleranza e il sospetto dilagano, diventando barriera sempre più alta. Non si può dialogare con un terrorista, lo si deve fare sempre di più con chi, pur condividendo la stessa religione dei kamikaze, professa pacificamente la propria religione. Ad un anno esatto dall’attacco terroristico che lasciò sul terreno 130 vittime, a me sembra di vedere un mondo che continua ad essere ostaggio della paura e per la lotta alla paura orienta ogni sua scelta, in primis quelle politiche. La paura è programma di governo, spesso è l’unico vero argomento di certe forze politiche emergenti. L’angoscia evapora col tempo, ma quel bisogno di protezione sedimenta diventando sostanza delle istituzioni. Ovunque, dal programma del più piccolo e sperduto municipio italiano alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti, tutti promettono sicurezza, perché ogni elettorato chiede sicurezza. È sacrosanto chiedere sicurezza. Ma sicurezza, oggi, significa quasi sempre esclusione, fomentare la paura del diverso. La strage del Bataclan ha reso il mondo più brutto. Maledetti siano quelli che l’hanno voluta.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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