Sono passati cinque anni dall’incredibile naufragio della Costa Concordia. Erano le 21.45 del 13 gennaio 2012 quando la nave da crociera varata solo sei anni prima iniziava ad imbarcare acqua dopo essere andata a cozzare contro gli scogli, a poche decine di metri dall’Isola del Giglio, a causa di un maldestro tentativo di “inchino”, la controversa manovra con cui gli equipaggi di questi giganti del mare usano salutare le terre sfiorate durante il viaggio. Si sarebbe potuto definire un incidente fantozziano, se non si rischiasse di mancare di rispetto verso le 33 vittime della tragedia: 32 passeggeri uccisi dalla macchinosità dei soccorsi e un sommozzatore spagnolo deceduto nelle operazioni di recupero della nave. Oggi, cinque anni dopo, quel che resta della Concordia galleggia nel porto genovese di Prà Voltri, dove il Consorzio appositamente costituito sta procedendo alla demolizione del relitto. Operazione nient’affatto semplice, se si considera che la nave era lunga 290 metri e al suo interno trovavano spazio 1500 cabine, un impianto sportivo e 15 ristoranti, solo per dare un’idea della sue dimensioni. Operazione nient’affatto semplice, si diceva, e ancor meno economica, il cui costo è stato valutato in cento milioni di euro. A Genova, la Concordia era arrivata dopo essere rimasta per due anni e mezzo nel luogo del naufragio: solo nel luglio del 2014 l’imbarcazione era stata riportata in asse con un sistema di galleggianti, per essere poi pilotata verso la Liguria. Quel che difficilmente si potrà mai capire è come sia stato possibile quell’incidente e il marasma dei soccorsi, dopo la collisione con gli scogli. Lo stabilirà il processo in corso, che vede quale principale imputato il comandante Francesco Schettino. Beninteso che neppure la verità processuale potrà sciogliere tutti i dubbi. In quei due anni e mezzo di sosta davanti al Giglio, la Concordia ha fatto anche in tempo a finire dentro una sequenza de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Simbolo di un’Italia che affonda, mentre l’orchestra continua a suonare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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