La macchina del tempo oggi si è messa in moto da sola, e mi ha portato dietro l’angolo, in un tempo ancora vicino ma per certi aspetti già remoto: il febbraio del 2009.
In Sardegna Soru era ancora di moda, il G8 di La Maddalena sembrava cosa fatta e L’Aquila non era ancora stata devastata dal terremoto.
All’epoca lavoravo nell’ufficio del Sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti. Ero stato assunto dodici giorni prima e ancora stavo prendendo le misure a cose che per me erano nuove. Quella mattina, era il 13 febbraio, era prevista la visita del Ministro della Difesa Ignazio La Russa (il Ministro dell’Attacco, lo aveva definito Crozza) alle Scuole della Marina Militare di La Maddalena. Si trattava di una visita ufficiale ma anche un po’elettorale, perché al Ministro si accompagnava non ricordo quale politico candidato con la coalizione di Cappellacci alle elezioni regionali di qualche giorno dopo. In ogni caso, visto che l’incontro si svolgeva dentro una struttura militare, la visita era da ritenersi ufficiale e non strettamente elettorale. Sul tavolo del Sindaco giacevano, da mesi, lettere e fascicoli relativi a problemi aperti tra il Comune e il Ministero della Difesa, e il primo cittadino –avendo saputo da altre fonti della visita del Ministro, cui varie volte aveva chiesto un incontro- aveva atteso fino all’ultimo che dal Dicastero arrivasse un invito, un fischio, un segnale di vita. A un certo punto, visto che quel segnale non giungeva, lo vidi alzarsi dalla sedia, infilare la giacca, prendere con sé l’agenda, alcuni fogli e la fascia tricolore e gli sentii dire: “Beh, io vado”.
La foto scattata da Andrea Nieddu rivelò di lì a poco a tutta Italia dov’è che stava andando: visto che il Ministro non sembrava intenzionato a ricevere il Sindaco, lui aveva deciso di farsi ricevere lo stesso. Si era piazzato lungo la strada che portava alle scuole militari, e quando era passato il corteo di macchine aveva individuato quella del Ministro e le aveva sbarrato la strada. La Russa, avendo capito che non c’erano alternative praticabili, aveva fatto cenno all’autista di fermarsi e aveva dato udienza al primo cittadino.
Di quell’episodio ricordo un paio di cose: la prima è che servì a poco, perché la pila di documenti sul tavolo del Sindaco continuò a crescere.
La seconda è che servì a moltissimo, perché dimostrò a tutti che le istituzioni democratiche possono e devono dialogare anziché ignorarsi a vicenda e che un Sindaco, per il bene della sua Città, può anche tagliare la strada alla macchina del Ministro. Il fatto che questo sia possibile vale quanto dieci pile di documenti che continuano a crescere.
La terza è che fui meravigliato di come non tutti usassero lo stesso metro per valutare le cose. Quel giorno ci fu chi vide in quel gesto un fatto storico: il Sindaco di La Maddalena che blocca la macchina del Ministro e ottiene udienza. Ma anche ci fu chi criticò il Sindaco perché “non avrebbe dovuto permettersi”.
A distanza di anni, i primi non hanno cambiato idea, i secondi si.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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