Il 13 febbraio del 1960, alle 7.04 del mattino, la Francia del generale De Gaulle iniziava la sua campagna segreta di esperimenti nucleari sganciando una bomba da 70 kiloton nei pressi di Reggane, nel deserto del Sahara algerino, allora ancora colonia francese. All’operazione venne assegnato il nome di “Gerboise bleu”. Fu il primo di decine di test proseguiti fino al 1996, gli ultimi dei quali a guerra fredda ormai finita. Ovviamente i francesi non sganciarono mai bombe entro i proprio confini, ma nelle aree più lontane del vecchio impero: in Algeria fin quando non divenne indipendente, poi nei mari della Polinesia. Su esiti e conseguenze di quel primo esperimento, avvenuto 57 anni fa, esiste ancora una letteratura incerta, informazioni scarse e frammentarie per effetto della riservatezza imposta alle operazioni dallo stato maggiore di De Gaulle. Si sa che il fungo atomico formò una colonna scura alta una decine di chilometri, visibili sino a ottocento chilometri di distanza, e che nel raggio di un chilometro la sabbia del deserto venne vetrificata. Si sa anche di un numero elevatissimo di malattie mortali contratte nel giro di pochi mesi da coloro, civili e militari, che si trovarono a breve distanza dall’esplosione di dunque esposti alle radiazioni. Molti di questi militari vennero incaricati di monitorare gli effetti immediati dell’esplosione e per loro non ci fu scampo, uccisi in breve tempo da forme tumorali molto aggressive. Secondo le autorità algerine, i rifiuti atomici abbandonati nel deserto dopo la fine del test continuano a diffondere radiazioni ancora oggi. Quando si analizza il risentimento delle ex colonie africane verso noi europei, andrebbe messo in conto anche questa scellerata campagna di esperimenti nucleari, compiuti senza scrupoli sulla pelle dei più deboli.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.697 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design