Peter Gabriel è artista geniale che spazia ben oltre i confini dei vari generi musicali a cui è approdato. Artista poliedrico, musicista, compositore, produttore, sperimentatore assoluto, Peter Gabriel, con i Genesis e poi da solo, ha certamente fatto la storia della musica di questa parte di mondo. In particolare, Peter Gabriel, più di ogni altro artista europeo, ha completato una di quelle operazioni culturali che altrimenti avrebbero reso il nostro mondo musicale, in un certo senso, la risultante di forze molto condizionate da interessi mercantili. Ha completato, più di ogni altro, quell’opera di “andata e ritorno” della contaminazione musicale e culturale, che fino ad allora era a senso unico, una sorta di colonialismo, di globalizzazione mercantile, dall’Europa alle altre parti del mondo. Assorbendo nelle sue musiche strumenti, tecniche, sonorità, tradizioni degli angoli più remoti della terra, ha arricchito la musica moderna fino ad allora chiusa nelle regole statiche di quel mercato e di quelle note. Ha aperto la mente a molti di noi, portando in Europa, grazie al suo progetto culturale Womad e alla sua casa di produzione, Real World, musiche e artisti di ogni parte del mondo, che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti da queste parti. Questa cosa, ancor più della sua attività umanitaria, ha reso le sponde delle terre più vicine, ha abbattuto barriere culturali e mentali, ha alimentato la stima e la fratellanza reciproca tra genti lontane. La cultura unisce. Tra gli altri artisti Peter Gabriel ha prodotto i Tenores Remunnu ‘e Locu di Bitti, contribuendo a far conoscere, nel mondo, questa forma d’arte musicale antichissima, conosciuta fino ad allora più che altro agli etnomusicologi e agli addetti ai lavori. Ben prima che l’Unesco riconoscesse questa forma musicale sarda come patrimonio immateriale dell’umanità. Questa è la cosa che, più di ogni altra, mi premeva di dire a proposito di questa ricorrenza. Ma vorrei dire anche un’altra cosa. Anzi, inviarvi due immagini. Una mia, l’altra nostra. Per caso mi ritrovo a scrivere questo pezzo sul mio musicista preferito. Da bravo blogger dovrei raccontare, ora, in breve, cosa ha rappresentato Peter Gabriel nella colonna sonora della mia esistenza. Dalle musicassette nel walk talk, ai più moderni sistemi di diffusione musicale, di cui Gabriel è sempre stato all’avanguardia, dovrei raccontare come la mia crescita culturale, perché no, anche di antropologo impegnato nell’abbattimento delle barriere mentali e dei confini culturali, ha trovato nella musica di Peter Gabriel l’accompagnamento ideale. L’unica immagine che vi invio, è quella di giovanotto correndo per le saline di Cagliari con il suo bello e pesantissimo walk talk, con dentro Sledgehammer, In Your Eyes, e Big Time. Trent’anni fa. L’immagine nostra, invece, è quella di cui mi parla il “suo” concittadino, Francesco Giorgioni di Arzachena, direttore di questa testata giornalistica. E’ l’immagine di un personaggio dello star system, considerato nel suo ambiente una delle persone più influenti del mondo, che corricchia nelle saline di Cannigione, o fa la spesa nel mercato della cittadina che lo ha accolto con la cittadinanza onoraria. Peter Gabriel, com’è noto, è arrivato alcuni anni fa in Sardegna, attratto inizialmente dall’incredibile musica etnica di questa terra, poi ha recuperato un vecchio stabile e ha acquistato terreni circostanti per lasciarli intatti e farne un parco; qui ha contratto il secondo matrimonio, ha offerto spettacoli gratuiti, coltiva le sue amicizie e lavora alle sue composizioni in tutta tranquillità. Questa immagine semplice, senza codazzo da star system e neppure le immancabile guardie del corpo, questo suo girovagare solo o in compagnia di familiari e amici per le campagne e le vie del paese racconta, nello stesso tempo, la grandezza dell’artista e dell’uomo, e il suo amore per una terra che non è, solamente, un bellissimo panorama. Buon Compleanno, Peter.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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