Si era nascosto in un buco scavato nella terra e se ne stava rannicchiato a due metri e mezzo di profondità. In quello scomodo nascondiglio nei pressi di Tikrit, il 13 dicembre del 2003, i soldati americani hanno acciuffato Saddam Hussein, al tempo già da un pezzo ex dittatore iracheno. La latitanza di un tiranno sanguinario – ma giunto al potere grazie anche al sostegno occidentale, in funzione anti iraniana – finisce in modo umiliante: nelle immagini girate dai marines, è un uomo dalla barba lunga e dall’aspetto trasandato, senza più nessuna energia per opporsi ad un arresto che subisce senza fiatare. Spalanca la bocca e lascia che un medico militare rovisti nella sua bocca, secondo le procedure di riconoscimento. Nel giro di poche settimane, Saddam sarà sottoposto ad un processo farsa e condannato a morte per impiccagione, una barbara esecuzione regolarmente documentata e trasmessa da tutte le televisioni del mondo. In quel 2003, ancora non si sapeva che i bombardamenti contro l’Iraq voluti da George Bush poggiavano su una macchinazione clamorosa e sulla falsa prova dell’esistenza di armi di distruzione di massa nei laboratori del Rais. Quella pistola fumante non c’era e nessuna trattativa per l’acquisto di uranio arricchito era intercorsa tra Niger ed Iraq, come l’ex ambasciatore americano Wilson aveva confermato. Ma la Casa Bianca non ne tenne conto e non ci fu verso di fermare la pioggia di bombe sull’Iraq, seconda e definitiva lezione dopo la Guerra del Golfo del 1990, quando Saddam venne costretto a ritirarsi dal Kuwait appena invaso. Forse quell’arresto e la condanna a morte, alla luce di quanto sappiamo oggi, andrebbero considerati con occhio diverso.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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