Il titolo forse è un po’ troppo sintetico, ma il fatto è che il nome esatto del documento firmato quel giorno a Mosca, ancora capitale dell’Unione Sovietica, non spiega granché, da solo: “Trattato sullo stato finale della Germania”. C’erano i rappresentanti della RFT (Germania Ovest, area Nato), della RDT (Est, controllata dall’Urss) e delle quattro potenze vincitrici che al termine della guerra si erano spartite il controllo di quella terra prostrata dopo avere prostrato il mondo: Inghilterra, Stati Uniti, Unione Sovietica e Francia. Il muro di Berlino era caduto un anno prima e la firma del trattato avviò il processo formale di riunificazione che si completò il 3 ottobre dello stesso anno.
Ed è a questa momento della storia, dite la verità, che molti di voi, hanno pensato quando i tedeschi hanno sollevato la suola sui greci come se volessero schiacciare uno scarafaggio. O quando la cancelliera ha fatto piangere la piccola immigrata. O quando vi siete imbattuti in un turista, nell’inviato di un giornale o in un visiting professor tedeschi che si sono messi a darvi lezioni di buona creanza, parsimonia, senso civico e altre cose così. A me per esempio è successo. E, come probabilmente molti di voi, ho pensato: ma abbiamo fatto bene a riunificarli? Per fortuna subito dopo, concessa la necessaria attenzione alle emozioni (e che diamine, non siamo tedeschi!), ho ripreso il controllo. E mi sono immediatamente dato del fesso. Prima di tutto per come mi ero posto la domanda. Non li abbiamo mica riunificati noi. Hanno fatto tutto da soli, i tedeschi. La loro presenza come stato unitario e potenza economica era un passaggio senza il quale non ci sarebbe stato il Trattato di Maastricht del 1992 e la successiva adozione dell’euro. Un passaggio che tutti gli Stati dell’eurozona volevano. Ed erano stati loro, i tedeschi, subito dopo la guerra, a pezzi dopo il nazismo, guardati da tutto il mondo come gli autori del più grosso massacro della storia umana, a mettersi al centro del processo di formazione dell’Europa. Era la RFT di Konrad Adenauer – che neppure finite di raccogliere le macerie già svettava come potenza economica – a porsi come principale Stato europeista. Dopo quel 1990 hanno affrontato una crisi sanguinosa. L’economia disastrata della Germania dell’Est si è appesa come un piombo a quella florida della RFT, rischiando di trascinarla nell’abisso. Ci sono stati fenomeni epocali di migrazione interna e in pochi anni i tedeschi ne sono usciti diventando leader d’Europa e quarta potenza economica mondiale. E noi ci chiediamo se è un bene che si siano unificati? E’ così e basta. E comandano perché comanda la loro economia e perché in Europa, meno che mai in Italia, non ci sono gruppi dirigenti in grado di affiancare e condizionare il loro potere. Per fortuna ci pensano da soli a limitarsi. Governano l’eurozona, ma i politici tedeschi sembrano avere paura di farlo sino in fondo. Avvertono che questo loro continuo esportare insieme alle Volkswagen anche le loro regole, li sta portando a una pericolosa impopolarità. Non possono pretendere che i popoli di Paesi massacrati a sangue dall’artificiosa e ingiusta crisi del debito, abbiano la loro stessa nobile accezione del concetto di austerità. Ci vanno cauti e anche la magnifica accoglienza recentemente riservata ai profughi sembra in parte dovuta a un desiderio di consenso. E’ giusto paragonarli al Terzo Reich, quello di Hitler? Queste sono cazzate di stile salviniano, penso. Certo viene la tentazione di pensare con ricorrente sospetto a questo Paese che in pochi anni ha fatto due guerre mondiali con i cannoni e adesso sembrava (mai un imperfetto è stato usato con lo stesso carico di dubbi in sostituzione di un presente) volerne fare una terza con l’economia. Ma il Terzo Reich, non c’entra. Semmai dà un po’ da pensare il secondo, quello cominciato con Bismark e finito con la sconfitta del 1918. Quegli anni in cui la Germania era la più grande potenza europea ma non era tanto forte da esercitare questo dominio in un’ottica di crescita comune. Era troppo grande e al suo interno troppo piccola in proporzione alla sua grandezza. Non era riuscita come gli altri dominatori della storia contemporanea occidentale, gli Stati Uniti d’America, a consolidare il comando offrendo anche incentivi e magnanimità ai territori del loro impero. Insomma, in un guado infinito, quel Secondo Reich, che ricorda un po’ la situazione della Germania di adesso. Speriamo che questa volta vada a finire meglio. Dico, non solo per loro ma per tutti noi.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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