Il 12 maggio del ’95 in via Liguria 2, a Cardano del Campo, davanti a una porta chiusa ci sono i Carabinieri perché da due giorni l’inquilina non risponde né al campanello né al telefono. Quella porta non si apre nemmeno con le chiavi di riserva: è chiusa dall’interno. Quando i Carabinieri la sfondano trovano una donna riversa nel letto, con le cuffie del walkman nelle orecchie e la mano allungata verso il telefono, come in un’ultima richiesta di aiuto. Quella donna è Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì.
Il referto dell’autopsia parla di “arresto cardiocircolatorio”. Certo, si muore perché il cuore si ferma ma cos’ha fermato quello di Mia Martini? Le ipotesi sono tante: tranquillanti presi per sbaglio, tranquillanti presi in abbondanza per farla finita, overdose di cocaina. Sotto il telefono, qualche giorno dopo la scoperta del cadavere, viene rinvenuto un biglietto: “Sono stanca di questa vita. Voglio morire, non vale la pena di vivere”. Un vecchio sfogo messo su carta in un momento di malinconia o la dichiarazione di un’intenzione?
Ma c’è una creatura che vive nell’ombra da molto tempo.
Sono gli anni ’70 e quella cantante esordiente gira l’Italia in una tournée senza pretese, con un gruppo di musicisti dilettanti al sèguito. Il furgone con tutti gli strumenti ha un incidente, banale e senza conseguenze come tanti che capitano, ma qualcuno scioccamente ipotizza che sia proprio Mimì a portare sfiga.
Eccola, la creatura si è affacciata.
Intanto lei si fa largo nel panorama musicale, sguaina la sua voce lussuosamente aggressiva e inconfondibile, cambia look e nome, diventa Mia Martini. Non si modificano invece le sue fragilità, l’inquietudine e l’estrema sensibilità che la caratterizzano. E’ il 1969 quando nella sua borsetta, durante una perquisizione, viene trovata in possesso di una canna. Sono solo 35 mg di droghe leggere, ma sufficienti per rinchiuderla nel carcere di Tempo Pausania dove sconterà quattro mesi di detenzione per traffico e uso di stupefacenti.
Sono anni belli ma bastardi, in cui uno scandalo di quel genere marchia a fuoco e stronca una carriera. Eppure lei non si scoraggia e va avanti, senza tuttavia riuscire a lasciarsi alle spalle le dicerie, lo scandalo, la galera e la vergogna.
La creatura resta nascosta, ma non se ne va.
Arrivano gli anni ’80 insieme al successo, alle vittorie al Festivalbar, al disco d’oro, alla consacrazione di “cantante dell’anno” e al milione di dischi venduti. Ma quale portajella?
Eppure sono proprio gli anni in cui le maldicenze sul suo conto prendono vigore: Mia Martini porta sfiga e basta. Reputazione indicata da piccoli segnali: corna al suo passaggio, mani che cercano ferro, altri gesti scaramantici, scongiuri. Ma poi, siccome l’ignoranza è succulento cibo per se stessa, qualcuno dei colleghi comincia a non pronunciare più il suo nome, a disdire una prenotazione se nel locale c’è lei, a evitarla accuratamente.
La creatura, ormai prepotente, è uscita allo scoperto. Faticosa da sopportare e impossibile da ignorare, preme profondamente nell’animo di quella donna fragile, sensibile e inquieta. Il 12 maggio la creatura smette di ululare.
Sai la gente è matta, forse troppo insoddisfatta segue il mondo ciecamente, quando la moda cambia, lei pure cambia continuamente, scioccamente.
Tranquillanti presi per sbaglio? Tranquillanti presi in abbondanza per farla finita? Overdose di cocaina?
Come sia andata davvero nessuno lo può sapere e ormai calunnie e dicerie sono fortunatamente sbiadite dalla nostra memoria. Lasciando come unico ricordo la grandezza artistica e umana di una donna straordinaria che nessuna maldicenza ormai può più intaccare.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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