Pagina 10 del Corriere della sera del 13 luglio, quattordicesimo necrologio della seconda colonna leggendo dall’alto verso il basso: il personale della Banca privata italiana comunica il proprio dolore per la morte dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, che sul crack della Banca privata italiana aveva tratto e stava per depositare per nulla morbide conclusioni.
Giorgio Ambrosoli muore quando l’11 luglio del 1979 sta per cedere il passo al giorno seguente. Gli sparano alle 23.45, dopo essere rientrato da una cena con i magistrati americani incaricati delle indagini su Michele Sindona, fondatore della Banca Privata italiana, in quel momento negli Stati Uniti. Fa in tempo a biascicare delle parole, a dire che il killer gli ha pure chiesto se fosse lui Ambrosoli. Di fatto, la morte del quarantaseienne Eroe borghese raccontato da Corrado Stajano diventa fatto pubblico il 12 di luglio.
La storia giudiziaria la conosciamo. L’ultimo grado di giudizio ha stabilito che quel sicario americano era stato assoldato da Sindona perché Ambrosoli non aveva voluto piegarsi alle minacce ricevute affinché, nel suo ruolo di liquidatore, attenuasse le responsabilità di Sindona stesso. Ambrosoli sapeva di dover morire e in una struggente lettera lo aveva chiaramente fatto capire alla moglie. Ecco, di fronte a questa consapevolezza il titolo di Eroe, così spesso abusato, sembra il minimo che ad Ambrosoli si possa riconoscere.
Sappiamo bene che al funerale di Ambrosoli non partecipò neppure un politico e conosciamo bene quel commento gelidamente cinico uscito dalla bocca di Andreotti, allorché liquidò l’omicidio col celebre “se l’andava cercando”.
Sindona, la sera del 12 luglio, diramò un comunicato stampa col quale minacciava di azioni legali chiunque alludesse a sospetti sul suo conto. Vietò a tutti i suoi collaboratori di rilasciare dichiarazioni, esprimendo comunque “orrore” per l’assassinio. Chissà, forse fu lui a comporre quelle righe di cordoglio per conto della Banca privata italiana poi trasmesse al Corriere della Sera.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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