LOS ANGELES - 1967: English supermodel Twiggy poses for a portrait during the filming of 'Twiggy in Hollywood' directed by Bert Stern part of a three episode documentary series that aired in the spring of 1967 on ABC-TV, in Los Angeles, California. (Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images)
Siamo nel gennaio del 1968, alle porte della contestazione e del maggio francese.
Le copertine delle riviste di moda di tutta Europa sono dominate dagli occhioni della diciannovenne Twiggy, all’anagrafe Lesley Hornby, la prima supermodella che gli storici della comunicazione ricordino. Una altissima e scheletrica inglese col volto da cerbiatta, dotata di sufficiente intraprendenza per comprendere di poter andare oltre il semplice ruolo di indossatrice per diventare la manager di sé stessa.
Se andate a cercare oggi il nome di Twiggy in rete, troverete milioni di corrispondenze e la rivista Marie Clarie, per citarne solo una, vi dirà che questa ragazzina ha cambiato per sempre il mondo della moda.
Però è il periodo della cortina di ferro e del mondo diviso tra blocco occidentale e quello sovietico.
Così, nel gennaio del 1969, l’Unità e la stampa di sinistra ci rivelano che l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche ha una temibile concorrente per Twiggy: si chiama Gaia Milowskaja e viene presentata come la mannequin numero 1 a Mosca. Sul quotidiano comunista appare una sua foto in minigonna, con le gambe accavallate, ma il bianco e nero è così sgranato che la sua bellezza può essere solo intuita con sufficiente dose di immaginazione.
Spiega l’Unità che Gaia è alta un centimetro in più e pesa quattro chili in più di Twiggy e ha ideato una sua collezione e non viene coperta di dollari, come la sua omologa inglese, ma è retribuita con uno stipendio di circa 150 mila lire al mese del tempo.
Provate a cercare Gaia Milowskaja in rete, oggi.
Non troverete neppure un risultato.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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