Era ultimo esemplare conosciuto di quagga, l’equino simile alla zebra che viveva in Sudafrica e che, a causa della caccia e, forse, anche delle catture per gli zoo e i musei naturali, si era estinto allo stato selvatico e viveva solo in cattività. L’ultimo esemplare, morto nel 1883, si trovava nei Paesi Bassi, nello zoo di Amsterdam. La storia finale di questo strano equino si intreccia con le vicende degli uomini in quella parte di mondo nel sud dell’Africa, dove ondate migratorie hanno sovrapposto africani ed europei negli ultimi secoli provocando sanguinose guerre e tensioni che tuttora persistono, nonostante il capolavoro pacifista di Nelson Mandela. Solo dopo tanto tempo, grazie all’analisi del DNA eseguito sul pelo conservato di questo animale, si è scoperto che, in realtà, il quagga non era una specie, ma una varietà della zebra dalla quale si distingueva per la colorazione del mantello, con le caratteristiche strisce solo sul collo su sfondo bruno. Una razza dunque che si era divisa a partire da alcune centinaia di migliaia di anni prima con un diverso adattamento cromatico all’ambiente del sud dell’Africa. Al punto che in Sudafrica si è pensato di recuperare, mediante il sistema degli incroci di esemplari con caratteristiche simili a quelli, la specie scomparsa. Il progetto, iniziato negli anni ’80, ha in questo modo portato alle creazione di una specie con caratteristiche sempre più simili al quagga. Ma al di là degli sforzi che l’uomo cerca di fare per recuperare ciò che da stolto ha distrutto, resta la lezione, una delle tante, sui disastri umani a cui poi non è possibile porre rimedio. Molte specie viventi mancano all’appello, da quando la specie umana si è diffusa per il pianeta, partendo da quel nucleo di ominidi dell’Africa centrale. L’umano è stato certamente il fattore di sconvolgimento più importante del pianeta, un vero proprio virus che ha intaccato l’equilibrio ecologico, determinando la scomparsa di numerose specie viventi. Una specie che, nonostante la sua razionalità, fa molta fatica ad imparare dagli errori del passato.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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