Io, la storia degli euro me la ricordo. C’eravamo preparati ansimando, pasticciando, “arraffazonando”, come da miglior tradizione italiana. Le banche ci regalavano le calcolatrici piatte che servivano a convertire le ormai vecchie Lire in Euro. Il cambio era stato stabilito a Lit. 1936,27 e tutti avevamo a casa il nostro “euroconvertitore”. C’era una certa apprensione e la certezza che qualcuno (e più di qualcuno) ci avrebbe sicuramente fregato. Il biglietto da cento euro, quello verde, valeva quasi 194.000 lire e quello da 500 euro circa 970.000 lire. Su quel “circa” passammo tutti brutti nottate. Non si capì mai perchè non si raggiunse l’accordo a 1950 o a 1980 lire. Probabilmente perchè qualcuno ci doveva speculare fin dall’inizio. Probabile. Qualcun altro disse che ci avremmo guadagnato nel medio periodo. Nessuno ci spiegò quale fosse il medio periodo e, sopratutto cosa sarebbe successo quando sarebbe finito. Però gli euro, nel 2002, almeno nei primi giorni, rappresentarono la novità più discussa da tutti. File nei bancomat che elargivano le nuove monete (solo in carta, però) file agli sportelli bancari e postali che davano le monete e le prove per pagare al bar. Ci dissero, fin da subito di stare attenti: i centesimi erano soldi. Cinquanta centesimi erano circa 980 lire e 20 centesimi valevano circa 400 lire. Molti si dotarono di piccolo borsellino raccogli monete: anzi, a dire il vero, fu il regalo più gettonato sotto l’albero per gli uomini che non dovevano chiedere mai (insieme agli eruconvertitori). Nelle vetrine c’erano i prezzi con le due valute, ma sarebbero stati utilizzati per qualche mese, poi l’Euro avrebbe giocato la sua grande battaglia. Personalmente ero felice solo per un fatto: in Europa avrei capito i prezzi e potevamo dare un senso alle cose. Ma ero contento perchè con gli euro sembrava di poter pagare poco: era davvero esagerato che un caffè costasse 1.500 lire. Meglio 80 centesimi. Chiaramente non avevo capito nulla. Mia nonna quando arrivarono gli euro non c’era più. Non si sarebbe confusa. Ragionava sempre in centesimi, che ai suoi tempi c’erano ancora e valevano molto. Oggi, ragioniamo tutti in euro. C’è addirittura una generazione che non sa neppure cosa fosse la lira. Eppure, a volte, quando vedo un prezzo di un cappotto a soli “350” euro mi chiedo: “ma, a conto di soldi, sarebbe costato 700.000 circa”. E mi sarebbe apparso un prezzo spropositato.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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