La disattenzione di un carceriere, soprannominato il Gatto, che lascia più larga del solito una maglia della catena con la quale la ragazza è legata a un arbusto, diventa la sua salvezza. Il sorvegliante si allontana, va a fare rifornimento di viveri e Silvia ne approfitta per scappare. Corre veloce, con tutta la disperazione che ha in corpo, facendosi largo tra i rovi fitti della vegetazione nella valle di Locoe, vicino a Orgosolo. Cade, si ferisce e si graffia, ma nulla ormai può fermare quella disperata fuga verso la libertà. Una pattuglia con due uomini a bordo si ferma e la soccorre lungo la strada Nuoro-Orgosolo. Era l’11 novembre 1997, Silvia Melis è finalmente al sicuro.
Ora che l’ostaggio è nelle mani delle forze dell’ordine, a poche ore dalla liberazione, si può già parlare di una cifra del riscatto avvolta nel mistero e per la quale aleggiano due ipotesi. Nella versione ufficiale i tre miliardi di lire, tanto valeva la vita di Silvia Melis per l’anonima sequestri, non sono stati pagati. Nella versione ufficiosa, così come accaduto per Farouk Kassam, quei soldi li ha tirati fuori lo Stato.
Ma c’è una terza variante, inizialmente bisbigliata tra corridoi e pianerottoli, e poi urlata a gran voce dal diretto interessato: quella cifra pare sia stata corrisposta dall’editore Nicola Grauso agli emissari dei banditi la notte del 4 novembre ’97, nelle campagne di Esterzili. Ma la legge parla chiaro, chi aiuta i familiari di un sequestrato a pagare il riscatto commette il reato di favoreggiamento reale, sancito dall’articolo 379 del codice penale, e rischia una pena fino a cinque anni di reclusione. E così Nicola Grauso finirà indagato insieme all’ avvocato Antonio Piras. Accusati entrambi di estorsione e calunnia, con il magistrato Luigi Lombardini suicida alla fine di un lungo interrogatorio.
Un rapimento che si conclude con la liberazione dell’ostaggio farebbe urlare alla vittoria dello Stato che, eludendo il pagamento del riscatto, grazie alle pressioni delle forze dell’ordine riesce ad imprimere una svolta positiva alla vicenda. Eppure su quel sequestro, come su pochi altri, gravano zone grigie ancora irrisolte. Il tempo non è servito a fare chiarezza nel labirinto impenetrabile di fatti nebulosi. E su quelle ombre, cristallizzate e affidate al passato, è calato un silenzio lungo 18 anni.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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