Noi utilizziamo tutti i suoni brutali, tutti i gridi espressivi della vita violenta che ci circonda. Facciamo coraggiosamente il «brutto» in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità
L’11 Maggio del 1912 Filippo Tommaso Marinetti pubblicava i dettami della letteratura futurista. È accordo unanime che le provocazioni teoriche del Futurismo letterario siano state di gran lunga più importanti delle applicazioni che ne derivarono. Infatti, alcuni dei punti del Manifesto Tecnico della letteratura futurista, vecchi di oltre cent’anni, conservano la loro sfacciata forza; allo stesso modo, altri risultano inaccettabili; primo fra tutti, probabilmente, l’inno alla violenza e l’auspicato trionfo dell’uomo sulla Natura. Consideriamo due dei principi enunciati da Marinetti per la letteratura futurista: l’abolizione dell’uso dell’avverbio e dell’aggettivo. Confesso di pensarla più o meno allo stesso modo: nella scrittura creativa la ridondanza nell’uso dell’aggettivo mi è indigesta e l’avverbio lo evito accuratamente (ops…). Ma mai avrebbe mai immaginato, il Marinetti, che alcuni dei suoi principi sarebbero stati-involontariamente- utilizzati in uno dei più straordinari risultati del tanto acclamato progresso tecnologico: i social. Come appare la scrittura dell’utente-amico di Facebook? (Intanto, ecco qui applicato grazie a Zuckerberg il principio numero 5: ogni sostantivo deve avere il suo doppio). Sintassi quasi abolita, punteggiatura scomparsa – i punti marinettiani numero 1e7- utilizzo reiterato di suoni e parole. Non si contano i “post” che debuttano con “Egnente, E quindi, E insomma”, per citare solo alcune delle formule più standardizzate e scopiazzate. Nella versione social della scrittura è riuscito addirittura a trovare un posto il principio dell’uso dei simboli tenuti ai margini nel linguaggio letterario; arriviamo quindi alla trovata più nefasta: l’uso e abuso del #, hashtag . Futurismi? Innovazioni? Evoluzioni inevitabili? E se non fossero, invece, che semplici #schifezze?
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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