Il biposto da turismo della Farman è pronto. Alle 11,00 parte da Lodrino direzione Milano. A bordo, ben coperti, perché l’aereo è aperto, due antifascisti: Gioacchino Dolci e, il pilota, Giovanni Bassanesi.
Non hanno con loro i paracadute, li hanno dovuti sacrificare per fare spazio a 150 mila volantini stampati da G e L – Giustizia e Libertà, movimento politico fondato a Parigi nel 1929 da un gruppo di esuli antifascisti, ne fanno parte anche Carlo e Nello Rosselli, Gaetano Salvemini ed Emilio Lussu.
Intorno alle 12,00 l’aereo sorvola Milano e Dolci spacchetta con sapienza le confezioni per far arrivare i volantini giù giù fino a terra ed evitare che si appiccichino alle ali. Missione compiuta:
Il fascismo trascina l’Italia alla rovina, banche e industrie in gravissima crisi. 14 mila fallimenti, 2 milioni di cambiali protestate. L’Italia è il Paese più tassato al mondo. In 8 anni di fascismo le imposte sono passate da 12 a 21 miliardi. Guerra alla tirannide, viva la Libertà.
Tutti i volantini terminavano con il motto “Insorgere per risorgere”, ideato da Emilio Lussu.
Informare e sensibilizzare erano gli obiettivi di Giustizia e Libertà. L’11 luglio 1930, informazione e sensibilizzazione, piovono dal cielo, quel “cielo inviolabile della Patria”, smentendo due tra gli slogan cari a Mussolini: uno quello sulla inviolabilità dei cieli, l’altro quello che andava a ripetere sovente “L’antifascista è un parolaio!” Una bruciante beffa a quella che era considerata il fiore all’occhiello del fascismo: la Regia Aeronautica.
Dopo aver compiuto l’atto sovversivo, Bassanesi e Dolci, sapendo che verranno intercettati dai caccia militari, si immergono tra le nubi per far ritorno alla base di Lodrino. Intravedono un lago, sarà sicuramente il lago di Lugano, ma i due, per ammissione dello stesso Gioacchino Dolci qualche anno più tardi, non sono dei navigatori esperti. In realtà tra quelle nubi hanno deviato dalla rotta più breve, si ritrovano ora sul lago di Como. E per fortuna! Perché i militari fascisti li stanno aspettando sulla traiettoria per il Ceresio.
Scampano alla cattura. Sulla via del ritorno la prima tappa è a Lodrino dove Dolci scenderà per proseguire in treno verso Parigi, l’aereo riparte, ma sul Gottardo l’aereo precipita. Per “buona sorte” niente di grave, Giovanni Bassanesi se la cava con qualche frattura e ferita che gli impediscono però di tornare a Parigi dove lavora come fotoreporter.
Verrà arrestato per aver violato il regolamento della circolazione nei cieli svizzeri. Il processo dona grande eco all’impresa dei due antifascisti, titoli di giornali di tutta Europa esaltano l’azione, mentre la stampa italiana tenta di ridicolizzarla.
Gioacchino Dolci riuscirà a vivere e lavorare tra Francia e Argentina e tornerà in Italia nel 1961. Giovanni Bassanesi, dopo aver scontato 4 mesi nel carcere di Lugano, non avrà pace. L’OVRA lo ha schedato nel Casellario Politico Centrale come Attentatore, Pericoloso, Antifascista. Sarà costretto a spostarsi tra Francia, Belgio, Germania, Spagna.
Tornerà in Italia nel 1939, l’ordine di cattura, per l’azione compiuta a Milano, viene revocato, ma verrà accusato di disfattismo assieme alla moglie Camilla Restellini, perché trovati a distribuire volantini pacifisti. Confinato a Ventotene vivrà isolato anche dagli altri confinati, convinti che la sua non-adesione al comunismo sia in realtà un atteggiamento ambiguo e viene accusato addirittura di essere una spia fascista. Vittima di questa bruciante calunnia, impotente e destabilizzato, manifesta crisi isteriche, da qui la diagnosi di “grave alienazione” comporta il trasferimento nell’ospedale psichiatrico di Napoli.
Anche dopo la caduta del regime, il suo essere libero pensatore, non gli porta alcun vantaggio. In condizioni di indigenza, sopravvive lavorando come bracciante. Nel 1947 viene arrestato assieme alla moglie, accusati entrambi di maltrattamento nei confronti dei figli. Morirà il 19 dicembre del 1947 nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino.
Lui, convinto antifascista, ha subito la calunnia di essere spia del regime. Lui, convinto pacifista, è accusato di essere stato violento coi figli. Non avrà riscatto, in vita. Rimangono però le sue parole, quelle parole che spendeva, scriveva e pronunciava per fare opposizione puntuale e non violenta, quelle parole come pioggia nel cielo di Milano.
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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