L’11 giugno del 1984 si spegne a Padova Enrico Berlinguer, il più amato tra i segretari del Partito comunista italiano. Era nato a Sassari nel 1922. Colto da malore tre giorni prima, mentre teneva un comizio in vista delle elezioni europee, era tuttavia riuscito a finire il discorso, pur dopo molte interruzioni, e a tornare in albergo, dove aveva perso conoscenza. Tre giorni di agonia finiti l’11 giugno alle 12,45, come sentenziò il bollettino medico dell’ospedale di Padova. Alle 12,58, alle Botteghe oscure, una bandiera rossa a mezz’asta fu il triste annuncio alla folla, raccoltasi sotto la sede del Partito. La segreteria Berlinguer era iniziata nel 1972 e volse verso una sempre maggiore autonomia rispetto all’Unione sovietica, coi cui vertici i rapporti divennero negli anni più freddi, tanto che in tempi recenti l’incidente automobilistico di cui il politico sassarese fu vittima in Bulgaria venne ricondotto ad una trama del Kgb per eliminarlo. Nello stesso tempo, Berlinguer tese la mano alla Nato e denunciò pubblicamente la questione morale, evidenziando l’uso distorto di fondi pubblici da parte della classe politica. Ma di Berlinguer saranno sempre ricordate la purezza d’animo e il suo inflessibile rigore morale, doti che faranno di lui il comunista più amato, in tempi in cui il Pci superava abbondantemente il 30 per cento dei consensi. Ai funerali, il 13 giugno, un milione di persone furono testimoni del suo ultimo viaggio, dalle Botteghe oscure a Piazza San Giovanni. Uomini e donne del partito erano in minoranza rispetto a tanta gente comune, tra cui comparvero anche avversari politici. Tra questi, il leader del Movimento sociale Almirante, ricevuto da Giancarlo Pajetta: nel momento dell’addio, un fascista mai pentito sentì il bisogno di rendere omaggio ad un comunista. Ma, soprattutto, all’uomo giusto che fu Enrico Berlinguer.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Ma in piazza d’Italia dove sorge il sole? (di Cosimo Filigheddu)
26 giugno 1970, l’Atlantico a remi (di Francesco Giorgioni)
Temo le balle più dei cannoni (di Cosimo Filigheddu)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Elisa o il duo Mamhood &Blanco? (di Giampaolo Cassitta)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Morto per un infarto Gianni Olandi, storico corrispondente da Alghero della Nuova Sardegna (di Gibi Puggioni)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.708 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design