Sicuramente se Berlinguer fosse ancora vivo (avrebbe 95 anni) non troverebbe posto dentro questa politica chiassosa, veloce, fatta di slogan. Mi piace pensarlo davanti al mare di Stintino a sorridere piano. Il suo mare non l’avrebbe mai tradito.
Capisco che può essere fuori luogo e troppo scontato ma son passati 33 anni da quando Enrico Berlinguer moriva, quell’11 giugno 1984, a ridosso delle elezioni europee che, per la prima volta, il Partito Comunista Italiano avrebbe vinto, superando la Democrazia Cristiana. Capisco che è stato detto tutto di quel funerale ad un uomo di Stato che non divenne mai ministro o Presidente del Consiglio, ma solo ed esclusivamente il segretario del partito comunista più importante dell’occidente. Quel funerale con i pugni chiusi, in una Roma sospesa, quel funerale visto in televisione con gli occhi gonfi e la certezza che tutto sarebbe ben presto cambiato. Capisco che non è più molto interessante ricordare Natta e Occhetto e la fine del partito, la nascita del Pds, poi Ds e, infine Partito Democratico. Quante volte ci siamo chiesti: cosa avrebbe pensato Enrico Berlinguer di tutto questo? Ecco, dopo 33 anni trascorsi senza il suo intenso sguardo, possiamo solo dire che tutto si modifica e non possiamo vivere di ricordi. Magari lui, da segretario, avrebbe chiuso il partito (che non ha mai chiamato ditta) o forse il suo compromesso storico sarebbe servito ad innestare meglio i vecchi democristiani in un progetto diverso da quello che è stato il Partito Democratico. Chissà. Non possiamo chiederglielo e non possiamo continuare a guardare indietro. Questi sono i tempi, questa è la deriva. Sicuramente se Berlinguer fosse ancora vivo (avrebbe 95 anni) non troverebbe posto dentro questa politica chiassosa, veloce, fatta di slogan. Mi piace pensarlo davanti al mare di Stintino a sorridere piano. Il suo mare non l’avrebbe mai tradito.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design