“Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte”. Giancarlo Santalmassi, edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981
Sono due cose le che ho pensato stamane quando ho recuperato sulla rete i primi pezzi sulla tragedia di Vermicino. Ci sarà qualcosa di maledetto in certa provincia italiana se località che normalmente mai finirebbero pronunciate in televisione alla fine sui media ci arrivano, associate a fatti spaventosi. Vermicino Foligno Erba Cogne Novi Ligure Chiavenna Leno Gravina Il secondo pensiero, forse appena più sensato è stato questo: cosa ci sarebbe stato di diverso se un fatto come quello di Vermicino fosse accaduto oggi, anno tredicesimo dell’era Facebook? Ho pensato, ingenua, che quei giorni del giugno del 1981 si fossero almeno salvati dalla mercificazione degli status e delle condivisioni. Almeno questo. Invece, scorrendo articoli e immagini ho riscoperto che l’orrore è possibile anche senza Facebook. Il 10 giugno è il giorno in cui il piccolo Alfredino Rampi cade nel maledetto pozzo, ma è l’11 che la tragedia diventa notizia. E l’orrore ha anche la faccia di Emilio Fede che, a distanza di anni, racconta cosa accadde nella redazione del tg1 quando arrivò la news: “Cercavamo una notizia per vivacizzare la scaletta e il mio caporedattore mi comunicò quello che accadeva a Vermicino. Che bella storia, un asso nella manica, potemmo mandare la telecamera mobile” Edizione straordinaria, sforamento del tg, la crisi di governo relegata a notizia di contorno. Le ore che passano, inutilmente, la speranza che pian piano si esaurisce, con un moto inversamente proporzionale allo share e il numero di ore di diretta. Ha ragione Piero Badaloni, che a proposito della tragedia parlò di “reality show terrificante” o Sergio Zavoli, che intravide una sincera partecipazione emotiva? Forse è impossibile trovare una risposta univoca. Ho preferito, ad un certo punto, interrompere. Azzerare il volume del documentario de “La storia siamo noi” di Minoli nel momento in cui si inizia a udire la voce di Alfredino da sottoterra e la madre che lo chiama. E immaginare di un altro giornalista dal volto umano, Massimo Valentini che, il 13 giugno, annunciò in lacrime la morte di Alfredino.
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