“Confesso di non aver mai digerito la parola extracomunitario: la detesto perché fa pensare che fuori dalla comunità possa esserci solo del male”. E poi “bisogna smetterla di coltivare stati d’animo ostili nei confronti degli immigrati, perché non possono essere considerati capri espiatori della violenza”.Chi ha pronunciato queste parole, secondo voi?Prima di rispondere, va detto che le dichiarazioni vennero rilasciate l’11 gennaio del 1999 – lo stesso giorno in cui lasciava questo mondo Fabrizio De Andrè- proprio mentre a Milano migliaia di persone manifestavano contro il dilagare della delinquenza nel capoluogo lombardo che, pochi giorni prima, aveva visto morire durante una rapina due commercianti.Mentre Berlusconi, in quel momento all’opposizione, invocava la tolleranza zero richiamando il celebre slogan del sindaco di New York Rudolph Giuliani e mentre il sindaco di Milano Albertini chiedeva per sé i superpoteri attribuiti al suo omologo della Grande Mela, un ottantenne politico di lungo corso rilasciava le dichiarazioni che ho appena riportato ai microfoni di Radio Radicale.Non era un uomo di sinistra, non era un difensore dei diritti civili e del Peace and love purchessia.Il signore che metteva in guardia dal rischio della xenofobia e del pregiudizio si chiamava Giulio Andreotti e per molti era il diavolo fatto uomo.Avercene, oggi, di diavoli come lui.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design