Il giorno 11 dicembre 1982 gli Abba si sciolgono dopo 10 anni di carriera. Sono ritornato chiaramente a quegli anni e all’apparente felicità che regalavano. Sono ritornato a quando quei dischi (erano dischi veri, reali, che si toccavano) giravano nelle radio private, chiamate con molta retorica “radio libere” e sono ritornato ad un episodio che è ritornato insieme al brano “Chiquitita” del gruppo svedese “Abba”.Devo premettere che il mio programma non prevedeva brani di musica “leggera” preso com’erodal fuoco intellettuale pessimista e di sinistra e pertanto, nelle mie ore di programmazione passavano solo ed esclusivamente Bob Dylan, De Gregori, Venditti, De André, PFM, Ivan Della Mea (chi?? eh. lo so, lo so, non era molto famoso ma nelle mie trasmissioni passava) l’etereo Claudio Lolli, Leonard Cohen e George Brassens. Però ascoltavo anche musica “altra” che, sinceramente, mi piaceva ma aveva poco a vedere con la “rivoluzione” (certo, non eravamo messi benissimo ai nostri tempi, ma che ci volete fare, il mondo girava in quel modo) e dell’altra musica – che chiamavo l’oscuro lato b della vita – ascoltavo Baglioni, Battisti, Deep Purple, Sandro Giacobbe (eh si, il lato b era davvero oscuro) e le canzoni degli Abba. (o delle Abba, non si è mai capito come chiamare questo complesso che, per tradizione, continuerò a declinarlo al maschile nonostante ci fossero due svedesi davvero carinissime, le sole cantanti del gruppo composto, inoltre, da due maschietti agli strumenti musicali).Poi, un giorno, il lato b della vita prese il sopravvento e quel lato b si chiamava Marilena. Occhi forti e intensi, ma non solo (e dietro il non solo ci sono tutti i lati della post adolescenza).Marilena la conobbi perché un giorno si presentò in radio e chiese di Gigi, quello della musica pop. C’ero solo io e Michele e cominciammo a chiacchierare.Sorrideva bene Marilena, ma non solo (anche qui, immaginate il resto).Insomma, la rivoluzione poteva aspettare e parlammo di tutto. Si congedò promettendomi che avrebbe ascoltato per la prima volta la mia trasmissione ed io mi sentii lusingato. Marilena telefonò. Mentre passava una qualche canzone di De Gregori (poniamo che girava Atlantide, per rendere l’atmosfera) squillò il telefono. Era lei. Mi disse che avevo una bella voce e che sapevo presentare le canzoni e che potevamo uscire insieme per berci qualcosa (ai miei tempi si diceva così, non so adesso) ma ad una condizione: che mettessi durante la trasmissione Chiquitita degli Abba, la sua canzone preferita. Ero davvero inguaiato ma risposi che si, l’avrei fatto.La trasmissione volgeva alla fine e tra un Dalla, un Gino Paoli e un Banco del Mutuo Soccorso era davvero difficile infilarci gli Abba. Ma anche i rivoluzionari pessimisti e di sinistra hanno un cuore e trovai il gancio che mi rese famoso in radio come “creativo cazzone”.Decisi – e me lo ricordo bene quel discorso – di presentare la canzone degli Abba in questo modo: “Siamo arrivati quasi alla fine e ho deciso di farvi ascoltare una canzone davvero rivoluzionaria che è stata scritta dal paroliere degli Inti-illimani. E’ la storia di una ragazza che voleva raggiungere il proprio compagno in Svezia ma il governo fascista di Pinochet la obbligò a restare in Cile. Lei, allora, si rivolse al Re di Svezia che si interessò del caso e la ragazza riuscì a volare dal suo compagno e denunciare il regime cileno. La canzone si chiama Chiquitita e gli Inti Illimani l’hanno composta appositamente per un gruppo svedese proprio per avere maggiore ascolto in quel paese. Davvero bravi i compagni inti illimani e bravi gli Abba, come direbbe la mia carissima amica Marilena”. La musica partì e seguì la telefonata di Marilena: “Bravo, sei quasi un amore. Me la registri una cassetta con le canzoni che hai passato oggi e ci vediamo in passeggiata?”.Ecco, quando una ragazza, ad Alghero, a quei tempi ti diceva “ci vediamo in passeggiata” era come partire per un bel viaggio, dietro una serie di altre storie (e potete immaginare il resto riascoltando Chiquitita che, chiaramente non è stata scritta dagli Inti-illimani e anche tutto il resto era pura invenzione. Lo preciso perchè, in questi tempi moderni non si sa mai che qualcuno ci creda e faccia girare questa notizia come vera). E Marilena? Beh, se dovesse leggere questa piccola storia sorriderebbe perché aveva un bel sorriso Marilena.E non solo…
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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