In data di oggi, 10 giugno, hanno lasciato questo mondo Albert Spaggiari e John Gotti. Il primo morì nel 1989, il secondo è mancato nel 2002. Entrambi avevano origini italiane, pur essendo vissuti all’estero, entrambi sono stati personaggi di grande notorietà.
Albert Spaggiari, nato in un villaggio delle Alpi francesi, è divenuto uno dei più famosi criminali dello scorso secolo per la grande rapina compiuta nella filiale della Société Generale di Nizza tra il 17 e il 19 luglio del 1976. Come, una rapina durata tre giorni? Sì, tre giorni, perché Spaggiari e i suoi complici impiegarono quel tempo per asportare il contenuto delle cassette di sicurezza custodite nella filiale, razziando un valore di circa 100 milioni di franchi, 25 milioni di euro al cambio attuale. Ma il piano era scattato almeno due mesi prima, con l’apertura di un tunnel sotterraneo che partendo da un parcheggio sotterraneo sfruttava il tracciato dei canali fognari, giungendo sino alla banca. Spaggiari fece in tempo, prima della fuga, a lasciare pure un messaggio agli investigatori: “Senza violenza, né rancore, né armi”.
Venne arrestato nel mese di ottobre, ma non confessò mai e riuscì a fuggire dal palazzo di giustizia nel maggio del 1977, senza essere più acciuffato. Era un fascista fin dai tempi in cui si arruolò nei paracadutisti, schierandosi contro l’indipendenza dell’Algeri e militando nella famigerata Oas, l’Organizzazione armata segreta francese, periodo nel quale tentò pure di assassinare Charles De Gaulle. Simpatie fasciste che gli permisero una latitanza dorata in Sudamerica, da dove rilasciava interviste raccontando le sue gesta criminali. E neofascisti italiani lo ospitarono clandestinamente a Belluno quando, ormai consumato da un tumore, morì. Il suo cadavere venne abbandonato davanti alla casa della madre, a Hyerès, il 10 giugno del 1989.
Di John Gotti si sa che ha ispirato buona parte della filmografia sulla storia della mafia italiana negli Stati Uniti, ad iniziare dal kolossal Il Padrino. Gotti, figlio di emigrati giunti a New York da San Giuseppe Vesuviano, fu delinquente fin da piccolo, prima di farsi strada nella famiglia Gambino uccidendo chiunque gli ostacolasse la strada verso il potere criminale. Controllava il traffico di droga, il racket, il gioco d’azzardo e tutto quanto potesse permettergli guadagni illeciti, peraltro ostentando la sua ricchezza con uno stile di vita sfarzoso e con una cura dell’abbigliamento maniacale. Lo arrestarono nel 1992 e finì la sua vita dieci anni dopo, il 10 giugno del 2002, stroncato da un tumore alla gola in un carcere del Missouri.
Cosa accomuna Spaggiari e Gotti, a parte la data sulla lapide? La loro origine italiana, anche se né Spaggiari né Gotti erano davvero italiani: nato in Francia uno, nel Bronx l’altro. Però non c’è nota biografica dei due nella quale manchi questo riferimento all’Italia, perché per lunghi decenni essere italiani ed emigranti equivaleva, secondo chi raccontava la storia, ad essere oltre il muro della legalità. Pregiudizio che ci indigna e avrebbe dovuto insegnarci qualcosa nel nostro modo di comportarci verso gli altri. Invece niente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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