Oggi è San Lorenzo. Per me è il giorno di Giovanni Pascoli e della sua struggente poesia imparata alle scuole elementari: “San Lorenzo, io lo so perchè tanto di stelle per l’aria tranquilla arte e cade, perchè si gran pianto nel concavo cielo svalilla.” La maestra ci raccontava della struggente morte del padre del poeta che portava due bambole in dono. Il giorno di San Lorenzo. Siamo tutti cresciuti con questa poesia e con la cavallina storna. Pascoli è stato per me il più bel poeta della mia infanzia. Mi ha accompagnato tra una partita di calcio e i compiti di matematica (che, fin da piccolo non amavo). Poi San Lorenzo è stata, per anni, anche la notte delle stelle cadenti e dei desideri. Un gioco adolescenziale che facevamo seduti davanti al molo del porto di Alghero, in attesa di stelle che proprio non ne volevano sapere di cadere. Però era una notte bellissima in attesa di poter esprimere un desiderio e la voglia, incontenibile, di poter crescere e diventare finalmente grandi. Il Santo fu martirizzato su una graticola il 10 agosto. del 258 dopo Cristo. E’ il patrono dei bibliotecari, cuochi, librai, pasticcieri, pompieri, rosticcieri e lavoratori del vetro. E’ il fuoco e la passione che unisce tutto. E le parole, guardando le stelle, nella notte di San Lorenzo lievemente ritornano: “Tornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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