Il 21 settembre del 1904 si concluse il primo sciopero generale mai proclamato in Europa. Durava dal 16 settembre e ad organizzarlo furono i socialisti di Filippo Turati e la Camera del lavoro: già, il tutto accadde in Italia. L’astensione dal lavoro di tutte le categorie di operai fu il risultato della profonda indignazione suscitata dai fatti di Castelluzzo, in Sicilia, dove una manifestazione pubblica venne repressa nel sangue dai carabinieri, a dieci giorni di distanza dall’eccidio di Buggerru. In tutti i casi, la gente chiedeva migliori condizioni di lavoro e retribuzioni più dignitose. La rabbia dei proletari, uniti e determinati, interruppe ogni attività produttiva per cinque giorni in tutte le principali città italiane. Va considerato che lo sciopero, dove la strage di Milano del 1899, era vietato per legge. I dimostranti ottennero elezioni anticipate e il divieto, per le forze dell’ordine, di usare armi durante le manifestazioni. Credo sia utile ricordare oggi questa ricorrenza, nei giorni in cui un sottosegretario di un partito di sinistra ha qualificato come “reato” un’assemblea sindacale di lavoratori: un secolo di lotte ha prodotto questo risultato.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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