L’indonesia è un paese lontano. E’ un grande paese, formato da centinaia di isole, alcune molto grandi, tra le più grandi al mondo. E’ un popoloso paese di confessione islamica, con immense risorse, in particolare boschi, secondi per ampiezza solo alla Foresta Amazzonica. Dopo la seconda guerra mondiale, Suharto lottò per l’indipendenza dall’Olanda, fino a conseguirla. Ma il grande paese restò sotto l’influenza delle potenze occidentali, che attraverso le loro multinazionali, in particolare olandesi, americane e inglesi, sfruttavano le importanti risorse naturali del paese. Nei caldi anni ’60, Suharto optò per una scelta drastica, nazionalizzando le imprese occidentali. Ciò gli portò l’ostilità della parte più potente del pianeta, al punto che dovette stringere accordi con l’Unione Sovietica e la Cina per potersi difendere. Il rischio del comunismo, insomma, era dietro l’angolo. E, naturalmente, giunse il colpo di Stato, del salvatore della patria di turno, il generale Sukarno. Era il 1 ottobre del 1965. Il 12 marzo del 1967, Sukarno prese il posto di Suharto. L’Indonesia è un paese lontano. Ma la sua storia è uguale, fondamentalmente, a quelle di tutte le altre nazioni post-coloniali. Indipendenza, nazionalizzazione delle risorse, colpo di stato col pretesto del comunismo. Colpo di stato con il fondato sospetto che dietro ci sia, come sempre, la CIA, i servizi segreti statunitensi. Il colpo di stato di Sukarno, pur essendo molto simile a quello di tanti altri paesi del dopo colonialismo, si distinse, tuttavia, per l’enorme numero di morti che comportò. E’ davvero incredibile comprendere come sia stato possibile per un regime riuscire a uccidere un così gran numero di persone, si parla da un milione ai due milioni di morti, per lo più sospettati di comunismo. Per una così generalizzata carneficina, Sukarno ebbe l’aiuto, in particolare, di inglesi e di americani, che fornirono gli elenchi con i sospettati e armi in grandi quantità. Un milione, due milioni di morti. Cosa cambia? Sukarno si rivelò presto uno spietato dittatore. Anche questo un film già visto. Naturalmente nessuno in occidente si pose mai il problema di questo personaggio sanguinario, specie quando sono rientrate le multinazionali occidentali a fare affari in Indonesia. Sukarno ha incominciato ad arricchirsi a dismisura sulle spalle del paese, senza che la cosa toccasse minimamente il mondo, anzi. Si parla di un terzo di risorse sottratte al paese, sparite nel nulla, o finite nel patrimonio personale della famiglia Sukarno. Visto che c’era, decise di invadere anche l’ex colonia portoghese di Timor Est, nel 1975, violando tutte le regole internazionali. Per l’occasione non si smentì, facendo circa 100 mila morti. 100 mila morti su una popolazione di 300 mila persone. Un terzo della popolazione uccisa. Il tutto tra l’indifferenza di tutti. Il genocidio di massa non evitò, nel 1999, con un referendum sancito dall’Onu, che Timor Est decidesse per l’indipendenza. Finalmente, verso la fine degli anni ’90, il FMI si accorse che tutti i prestiti erogati finivano nel nulla, e gli chiuse i rubinetti. La crisi economica e le opposizioni finirono per dare una spallata al regime sanguinario del dittatore. Sukarno muore nel 2008 senza aver subito nessun processo a causa delle sue condizioni di salute. Oltre alle immense ricchezze accumulate, gli erano state conferite, a partire dagli anni ’70, importanti onorificenze dall’Italia, dalla Spagna, dal Sudafrica, dall’Egitto, dal Regno Unito, immagino per il suo impegno umanitario. Tanto un milione, due milioni di morti, che differenza fa?
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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